La filiera cosmetica italiana si conferma, con i suoi oltre 33 miliardi di euro di valore economico, un fattore di resilienza dell’economia del nostro Paese: 13 miliardi di euro di fatturato nel 2022, circa 400mila addetti con l’indotto. Questi i dati che ha citato il presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni intervenendo in occasione dell’assemblea pubblica di Cosmetica Italia al museo dell’Ara Pacis a Roma e intitolata “Il sistema della cosmetica per l’Italia. Una filiera di eccellenza che crea valore”. La premier ha proseguito sottolineando che “è prodotto da imprese italiane il 67% del make-up consumato in Europa e il 55% di tutto il make-up consumato a livello mondiale” e definendo quindi il settore cosmetico come “uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy ed elemento trainante della nostra economia”.
Diverse le sfide che attendono la filiera cosmetica, dall’internazionalizzazione alla transizione digitale e ambientale, nelle quali il Governo intende affiancare le imprese con interventi come la riforma organica del sistema degli incentivi e la sospensione della ‘Plastic tax’.
Un supporto alle imprese che realizzano prodotti ormai considerati dai consumatori “beni essenziali” utilizzati quotidianamente in attività legate alla “cura della persona, igiene, benessere, prevenzione e protezione”, afferma Benedetto Lavino, presidente di Cosmetica Italia. Per i consumatori, infatti, l’utilizzo dei cosmetici ha acquisito un peso rilevante, basti pensare che ogni persona ogni giorno utilizza in media otto prodotti cosmetici.
Dallo studio condotto da Althesys con il contributo del Centro Studi di Cosmetica Italia, emerge l’importanza dell’impatto del sistema cosmetico sul contesto economico e sociale italiano: una filiera compatta e articolata che ha saputo contrastare le difficoltà pandemiche creando una spirale virtuosa di collaborazione tra i diversi componenti e che si afferma con forza anche all’estero, con l’export che supera il 40 per cento. “L’apporto della bilancia commerciale – aggiunge Lavino – con oltre 3,2 miliardi di euro è un chiaro indicatore di quanto il settore impatti nella competitività del nostro Paese”.
“La bellezza e la salute creano valore per l’Italia – spiega Alessandro Marangoni, CEO di Althesys, nel presentare lo studio – secondo il noto concetto dello ‘share value’, ovvero la capacità delle imprese di creare valore condiviso, cioè di generare benefici, ricchezza e occupazione oltre i propri confini, per tutto il sistema economico. Le ragioni risiedono nella peculiarità della filiera, costituita da grandi gruppi internazionali così come da piccole-medie imprese, con il 90% di fornitori italiani e un forte export; tutti elementi che producono indotto e cospicue ricadute su tutto il sistema socio-economico italiano”.
Dai fornitori alla logistica e ai canali di distribuzione, passando per l’industria cosmetica, l’analisi di Althesys calcola in 22,3 miliardi il valore condiviso creato nel 2021 dalla cosmetica in Italia, equivalente all’1,25% del Pil dello stesso anno. Basti pensare all’effetto leva sull’occupazione, per cui un addetto dell’industria cosmetica genera 6,3 addetti su tutta la filiera, a monte o a valle.
In conclusione, la volontà della filiera cosmetica è quella di operare sempre più come sistema per contrastare anche l’attuale contesto “instabile” come lo definisce Maurizio Marchesini, vicepresidente Confindustria per le Filiere e le Medie Imprese, “fatto di inflazione, shortage delle materie prime, mancanza di personale specializzato”, ma anche per investire in Ricerca & Sviluppo, transizione digitale e ambientale. Con l’obiettivo di “far percepire il Made in Italy all’estero non come mera etichettatura di un luogo di produzione, ma come stile di vita di eccellenza”, conclude il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.