Walgreens Boots Alliance (Wba) ha organizzato un incontro lo scorso martedì 16 aprile presso Palazzo Mezzanotte a Milano, sede di Borsa Italiana, per presentare le sue attività per l’Italia. Non si è trattato però dell’esposizione di un piano di azione, perché, più che scendere nell’operatività di ciò che il primo gruppo mondiale di farmacie e drugstore intende fare nella Penisola, Wba ha portato sul palco, come relatori, personalità di spicco nel mondo delle istituzioni e dell’imprenditoria italiana. Nomi come il sindaco di Milano Giuseppe Sala, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, il CEO di Borsa Italiana Raffaele Jerusalmi, e tra gli invitati, il console generale degli Stati Uniti a Milano Elizabeth Martinez e il console generale britannico a Milano Tim Flear. Una presentazione quindi che è sembrata uno ‘schieramento di forze’, o meglio di personalità importanti che condividono l’ingresso in Italia del gruppo capitanato dall’executive vice chairman e CEO Stefano Pessina e dalla chief operating officer Ornella Barra. Considerazione suffragata dal fatto che la possibilità di acquistare farmacie da parte delle società di capitali, sancita da una legge approvata dal parlamento italiano nell’agosto 2017, è continuamente messa in discussione da ministri dell’attuale Governo, che vogliono limitare queste acquisizioni solo alle società i cui soci siano, per almeno il 51%, farmacisti iscritti all’albo.
Ornella Barra, nella sua presentazione, ha sottolineato più volte l’importanza del ruolo del farmacista, che è cruciale per Boots, realtà che è nata proprio da una farmacia nel 1849 a Nottingham e che si è sviluppata poi nell’attività manifatturiera, incrementando contemporaneamente la rete di farmacie. L’azienda britannica si è fusa nel 2006 con Alliance Unichem, creando Alliance Boots, e quest’ultima nel 2014 ha siglato un merger con la statunitense Walgreens portando alla nascita di Walgreens Boots Allliance. Barra ha presentato la storia del gruppo per spiegare che il ruolo del farmacista è cruciale, infatti dei 415mila dipendenti di Wba, oltre 95mila sono i professionisti specializzati nella somministrazione di servizi sanitari, e per la maggior parte sono farmacisti. Inoltre, Boots conta oltre 2.800 farmacie in nord Europa, dove lavorano 8.500 farmacisti. “In Inghilterra – ha aggiunto la manager – Boots non è solo una catena di farmacie, ma è quasi un’istituzione, ad esempio nei suoi laboratori, negli anni Sessanta, è nato l’ibuprofene, uno degli antinfiammatori più utilizzati al mondo. L’azienda inoltre produce cosmetica di qualità e accessibile a tutti, e ha un alto livello di customer care”.
Al momento in Italia sono presenti a Milano quattro insegne Boots, ma entro l’anno verrà inaugurata una quinta nel capoluogo lombardo, a cui faranno seguito tre farmacie a Roma e altre nel resto d’Italia. Barra ha spiegato che il gruppo non vuole imporre un modello, cioè esportare lo stesso concetto di farmacia in tutto il mondo: “Stiamo studiando la realtà italiana, perché vogliamo adattare il nostro modello ai consumatori nei diversi territori”. E ha aggiunto che le acquisizioni fatte a Milano, tra cui quella di Farmacia Carlo Erba in piazza Duomo, dimostrano che sono a rischio finanziario non soltanto le farmacie rurali ma anche quelle in centro città. Per questo, integrare le farmacie Boots nel mercato italiano della farmacia, finora a conduzione famigliare, può essere un’opportunità per il Paese perché porta innovazione, di cui possono beneficiare tutti gli attori della filiera del farmaco, soprattutto i pazienti. “Aprirsi a investitori esteri – ha concluso Barra – non significa depauperare il sistema Paese. Oggi per la Penisola è fondamentale promuovere il made in Italy, ma mi permetto di aggiungere che è necessario promuovere anche il made with Italy”.
L’apertura ai capitali stranieri, è stato sottolineato dagli interventi di molti relatori, caratterizza la città di Milano. E proprio per questo è stata scelta la metropoli lombarda come porta d’ingresso di Wba in Italia. “È attiva ed effervescente” ha sottolineato Barra, mentre il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha affermato che un terzo degli investimenti stranieri in Italia sono fatti proprio a Milano, “città che vanta 26 secoli di storia e che ha dato il meglio di sé ogni volta che ha accettato le sfide del cambiamento”.