Approvato dal Parlamento lo scorso 2 agosto e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 14 dello stesso mese, il Ddl concorrenza che apre la proprietà delle farmacie ai grandi capitali è ormai legge. Dopo una lunga serie di rinvii e molte contestazioni tra gli operatori del settore, la nuova normativa continua a far discutere perché secondo alcuni questa legge, a dispetto del suo titolo, di fatto ostacola la concorrenza. La nuova normativa infatti afferma che una società di capitali può essere proprietaria di un numero indefinito di farmacie a livello nazionale, salvo il rispetto del limite massimo del 20% delle farmacie presenti nella stessa regione o provincia autonoma. La definizione di questo tetto a livello regionale apre la strada alla nascita di un oligopolio: cioè cinque sole società possono detenere tutte le farmacie di una regione. In realtà, alcuni sostengono che non sarà neppure necessario ipotizzare questo scenario, perché secondo i dati di mercato è sufficiente detenere le prime 5.000 farmacie e controllare così l’80% del fatturato del canale in Italia. Ad esempio la Fofi (federazione ordini farmacisti italiani) ha scritto in un comunicato che “si creano le condizioni per sostituire una rete di presidi retti da professionisti con un oligopolio di società di capitale a vocazione puramente commerciale, e che si consegna alla pura logica di mercato un servizio, quello farmaceutico, che è da sempre una delle funzioni centrali del servizio sanitario”.
La nuova disciplina, pur aprendo la proprietà delle farmacie al capitale, tiene ferma la necessità che la gestione delle farmacie sia assegnata a un professionista che abbia conseguito l’idoneità in un concorso per sedi farmaceutiche, così da tutelare il consumatore.