Gli indicatori finanziari e patrimoniali della cosmetica sono molto positivi rispetto agli altri comparti del mercato, e in alcuni casi conquistano il primato in Italia. È quanto ha affermato Giovanni Foresti, direzione studi e ricerche Intesa Sanpaolo, durante la conferenza organizzata da Cosmetica Italia per comunicare i dati congiunturali del settore. Foresti ha analizzato i bilanci di un campione di imprese in diversi settori merceologici dal 2008 al 2016, e ha rilevato che nel biennio 2015-16 il fatturato della cosmetica cresce del 12%, secondo solo all’occhialeria che avanza del 17%, ma si qualifica al primo posto per crescita tra il 2008 e il 2016, con valori medi pari a +43% (per fare un raffronto, nello stesso periodo l’abbigliamento sconta -0,7%). Si rafforza l’ebit margin, che nel 2016 è pari al 9% (era l’8% nel 2008), mentre i margini unitari del manifatturiero nel 2016 erano del 6 per cento. Scendendo però nello specifico di ogni settore, il beauty risulta secondo solo all’occhialeria per quanto riguarda l’ebit margin: 9% della cosmesi contro 9,2% del’occhialeria.
Forte e in aumento la patrimonializzazione, che misura l’indipendenza finanziaria delle imprese, e quindi la loro solidità: il patrimonio netto delle imprese della bellezza nel 2016 è stato in media il il 31,4%, secondo solo alla farmaceutica con 41 per cento. La bellezza invece ritorna prima per quanto riguarda le immobilizzazioni immateriali messe a bilancio, come ad esempio i costi della ricerca, della pubblicità o i diritti sui brevetti, che possono essere ammortizzati su più anni perchè hanno un beneficio economico prolungato: nel triennio 2014-16, questo valore è pari all’1,9% per la cosmetica.
Non ancora ottimali invece i tempi di pagamento medio da parte dei clienti (115 giorni), superiori a quelli con cui le aziende pagano i fornitori (107 giorni), così come la gestione del magazzino (in media 53 giorni).