L’industria cosmetica italiana stima di chiudere l’anno in corso con un valore di fatturato superiore ai 16,7 miliardi di euro (+10,5% rispetto al 2023) e una previsione per il 2025 di 18 miliardi di euro (+8% rispetto al 2024). Sui livelli di produzione incide ancora il parziale assorbimento della leva inflattiva anche se in netto calo rispetto alle dinamiche registrate a fine 2022. Questi, in sintesi, i dati emersi dalla relazione congiunturale del Centro Studi di Cosmetica Italia presentata nei giorni scorsi.
Un importante contributo alla crescita del fatturato cosmetico è dato dall’export, in forte aumento già dal 2021, con una stima positiva a chiusura del 2024 di circa 15 punti percentuali e con il livello di valore record che supererà gli 8 miliardi di euro. Le proiezioni al 2025 vedono per l’export un’ulteriore crescita di oltre il 10%, per un valore che si avvicinerà ai 9 miliardi, grazie alla buona diversificazione dell’offerta.
Nel 2024 i valori del mercato interno di cosmetici, secondo gli indicatori preconsuntivi, sono prossimi a 13,4 miliardi con una stima di crescita del 7% rispetto al 2023, caratterizzati in larga parte dalla performance nei canali tradizionali e digitali con un +7,1% e dall’incremento più contenuto dei canali professionali con un +5,2%.
Analizzando nello specifico i primi sei mesi del 2024, l’andamento conferma la storica reattività dell’industria cosmetica nazionale anche a fronte di dinamiche molto accelerate, sia in termini di contesto economico, che con riferimento all’evoluzione della domanda. A monte della filiera si assiste a una serie di assorbimenti dei costi delle materie prime, con razionalizzazioni dei costi di produzione anche se su alcune tipologie di materie incidono fenomeni come la ripresa delle catene di approvvigionamento, il rallentamento dell’offerta legato alla siccità tra il 2023 e il 2024 e l’impatto legato ad alcuni cambi di regolamentazione, come le norme sulla deforestazione.
‘Reperibilità‘ rimane la parola chiave che accompagna questo periodo storico. Se a partire dalla crisi generata dal Covid l’attenzione della filiera era verso le materie prime, oggi è strettamente collegata alla manodopera specializzata e alle competenze che rappresentano il know-how capace di mantenere gli alti standard competitivi dell’industria cosmetica Made in Italy.