Sono due i temi che stanno emergendo tra gli addetti ai lavori sul tema delle quotazioni. Da una parte il rifiorire delle Ipo nel Vecchio Continente che sta portando ad un sorpasso dei capitali raccolti in Europa su quelli degli Stati Uniti. Dall’altro – ed è la tendenza che più ci interessa – il ritorno di fiamma per le quotazioni da parte del mondo del beauty. Da inizio anno sono state tre le operazioni che hanno interessato il settore della bellezza, tutte, peraltro, sui listini europei: Galderma, Puig e Douglas. La prima, la società dermatologica fondata da Nestlé e L’Oreal che è sbarcata in Svizzera con un’Ipo di successo da 2 miliardi e una capitalizzazione equivalente a 17 miliardi di euro. L’altra quotazione, particolarmente attesa, è stata quella spagnola Puig che ha debuttato a maggio con una capitalizzazione di 13 miliardi di euro e si è guadagnata lo scettro di Ipo più grande in Spagna da oltre un decennio. Infine, la tedesca Douglas approdata a marzo con un market cap di 2 miliardi di euro sul listino di Francoforte a un decennio di distanza dal delisting sotto la precedente proprietà. Era dal 2021 che il mondo della bellezza non vedeva un risveglio della voglia di approdare sui listini azionari. Il trend attuale va letto come un importante segnale di salute del settore del beauty, in particolare in un momento storico come questo, caratterizzato da un assestamento mondiale del lusso. La bellezza, quindi, si conferma un comparto solido e perciò, il che, ovviamente, non può che essere un elemento di traino per gli investitori. Inoltre, è un segmento contraddistinto dalla presenza di gruppi di dimensioni considerevoli, elemento che facilita la realizzazione dell’Ipo perché le grandi operazioni sono accompagnate da una maggiore liquidità e, di conseguenza, portano ad una maggiore rilevanza sul mercato. C’è poi un altro elemento che spiega il buon momento di questa industria. La cosmetica è una tipologia di prodotto che ha una grande diffusione anche i mercati ad alto potenziale come l’Asia-Pacifico o il Sud-est asiatico, nonché l’Africa, diversificando, quindi, i bacini di sbocco delle esportazioni. È poi un settore che ha trovato nello sbocco digitale un driver di crescita importante e che ha spinto sulla ricerca in chiave di sostenibilità. Elementi, questi, per i quali servono investimenti importanti e quindi liquidità, che la Borsa è in grado di garantire. L’augurio, ora, è che le quotazioni di questi big player possano fare da traino anche a medie realtà, dinamiche, che sono ancora alla finestra, in attesa del momento più idoneo per quotarsi.