Cambio di passo per l’industria cosmetica: diventa sempre più centrale l’approccio etico sia interno all’azienda sia verso il territorio e la comunità. Parola d’ordine, corporate social responsibility.
La Corporate social responsibility è l’insieme di politiche, comportamenti e attività responsabili che un’impresa adotta sia al suo interno sia all’esterno in favore del contesto sociale e ambientale. La Csr ha una doppia natura: vocazione dell’impresa da un lato e rispetto della legislatura dall’altro. L’obiettivo è quello di bilanciare la creazione di valore economico con l’impatto positivo sul contesto attraverso l’impegno su diversi temi, quali la Responsabilità sociale per cui le aziende valutano gli impatti delle loro attività sulla società adottando politiche e pratiche che promuovano la giustizia sociale, la diversità e l’inclusione, l’occupazione dignitosa e il rispetto dei diritti umani; la Sostenibilità ambientale con l’adozione di pratiche di gestione sostenibile delle risorse, la riduzione delle emissioni di gas serra, il risparmio energetico, l’utilizzo di energie rinnovabili, la gestione responsabile dei rifiuti e la conservazione delle risorse naturali; l’Etica aziendale per cui le imprese sono incoraggiate ad adottare pratiche commerciali etiche e trasparenti; il Coinvolgimento della comunità attraverso il sostegno a iniziative locali, donazioni a organizzazioni non profit, promozione del volontariato dei dipendenti e collaborazione con le autorità locali per affrontare le questioni sociali e ambientali. I più critici non mancano di far notare, però, come la Csr possa talvolta trasformarsi in forme di socialwashing: attraverso iniziative che hanno esternalità positive per distogliere l’attenzione pubblica dal reale impatto (negativo) del loro business sulla vita associata, come nel caso del greenwashing.
LE BUONE PRATICHE
Per Yves Rocher Italia l’azione collettiva delle persone si è tradotta nella realizzazione di azioni concrete a beneficio sia delle comunità del territorio sia dell’ambiente naturale. “In questo contesto, si fa sempre più significativa la guida dei nostri valori e della mission del nostro fondatore Monsieur Yves Rocher, che tramite il messaggio di riconnessione alla natura mette al centro la protezione dell’ambiente e il benessere di tutte le persone”, afferma Carlo Bertolatti, general manager di Yves Rocher Italia. “Nel 2022 abbiamo lavorato in particolare sul tema della gestione dei resi, sfida rilevante nel nostro settore: una task-force interna affiancata da tecnici specialisti ha svolto una mappatura dei processi e identificato le leve per poter ridurre gli impatti in quest’area”, prosegue Bertolatti. Un impegno costante di Yves Rocher Italia è il supporto e la collaborazione con la Fondazione Yves Rocher nella messa in opera del progetto Plant for Life: iniziato nel 2021, proseguirà fino al 2024 e permetterà all’azienda di contribuire alla tutela e alla promozione della biodiversità tramite attività di piantumazione sul territorio italiano. Le buone pratiche coltivate negli anni in ambito sociale si sono consolidate grazie al lavoro di gruppi aziendali dedicati, come nel campo del volontariato e della Diversity and Inclusion (D&I). “Un team di lavoro interfunzionale ha sviluppato un programma di volontariato a beneficio della comunità, rivolgendo in particolare attività di supporto, cura e formazione a giovani e donne in condizioni di fragilità – spiega Bertolatti -. Abbiamo inoltre dato vita a un Osservatorio D&I e miriamo a promuovere sempre più il tema dell’inclusività in azienda. Allineati con gli obiettivi del Gruppo Rocher, lavoriamo insieme per migliorare il nostro impatto e perseguire modelli di business sempre più rigenerativi. Il 2023 sarà un anno chiave in questo percorso condiviso, in cui il piano delle attività benefit di Yves Rocher Italia andrà a convergere con la Roadmap B Corp guidata dal Gruppo, insieme a cui puntiamo alla certificazione nel 2025”.
Un’altra azienda molto attiva a livello di progettualità sociale è Lush che, negli ultimi anni, sta coinvolgendo diverse comunità nel mondo con collaborazioni legate ai materiali. “Tutto ciò che Lush rappresenta può essere riassunto nel modello aziendale di Csr (e non solo) – esordisce Niko Lijović, creative buyer di Lush -. Una delle mie responsabilità è quella di scegliere con attenzione i nostri fornitori, scegliere gli ingredienti della migliore qualità, provenienti da fonti sostenibili e retribuiti in modo equo sono le basi della filiera di approvvigionamento degli acquisti Lush. Ma la nostra collaborazione non si ferma al semplice flusso offerta-acquisto. Siamo coinvolti nel processo di approvvigionamento dei materiali dei fornitori, nel loro ambiente di lavoro e nelle sfide che devono affrontare. Questo è uno dei motivi per cui abbiamo elaborato una Lush Buying Policy, che viene seguita in ogni collaborazione commerciale che intraprendiamo”. Anche Istituto Ganassini investe da sempre nella sostenibilità, con attenzione alla sfera sociale. “Sosteniamo ogni anno circa 30 onlus – dichiara Vittoria Ganassini, responsabile csr di Istituto Ganassini -; non ci limitiamo a finanziare i progetti, ma affianchiamo concretamente le onlus nella progettazione e realizzazione delle attività. Per noi è fondamentale l’aiuto alle comunità, vicine e lontane. Molte nostre attività sono focalizzate sulla comunità di Corvetto, dove è presente la sede di Istituto Ganassini; altre riguardano comunità in diverse zone d’Italia o all’estero”.
ETICO O FINANZIARIAMENTE SOSTENIBILE?
La domanda che sorge spontanea quando si parla di approccio etico in campo industriale è se il business rimanga sostenibile finanziariamente. Le aziende intervistate sono concordi nell’affermare la priorità dell’approccio solidale sul mero profitto. Ne è un esempio Lush che a fronte dei suoi progetti internazionali equosolidali si definisce “socialmente consapevole”. “Sappiamo che in alcune occasioni dobbiamo dimenticare il profitto per seguire cause che ci stanno a cuore – racconta Lijović -. Oltre alle migliaia di donazioni dirette effettuate negli ultimi decenni, spesso avviamo iniziative senza pensare a quali potrebbero essere i margini di profitto per il brand e diamo priorità alla causa etica da sostenere. L’equilibrio tra il reperimento di ingredienti giustamente retribuiti dal fornitore e un prezzo al dettaglio accessibile per i nostri clienti può comportare un vantaggio economico minimo per il marchio. Ma se si riesce ad avere un impatto positivo per la comunità, sappiamo di aver raggiunto i nostri obiettivi come brand”. Re-Wrap, ad esempio, opera attraverso l’empowerment femminile impiegando, con redditi equi e formazione artigianale, donne in situazione di povertà estrema, restituendo loro dignità e futuro. Promuove, inoltre, una filiera di cotone 100% biologico ed etico che acquista direttamente da un gruppo di coltivatori, offrendo loro sicurezza economica e la possibilità di pianificare il proprio futuro. Su questo fronte, Yves Rocher Italia si è impegnata nella promozione di un cambiamento trasversale, che interessa tutta la catena del valore, dai lavoratori ai clienti finali. Espressione di questo è stato in particolare il coinvolgimento in prima linea della popolazione aziendale, che ha contribuito a trasferire nel quotidiano le direttive strategiche della filiale italiana e a far vivere in prima persona ai lavoratori di Yves Rocher Italia la natura benefit dell’azienda. I dipendenti sono i primi ambassador della marca e per primi hanno lavorato per sviluppare collaborazioni con associazioni di volontariato, in modo che l’azienda potesse dare un contributo significativo all’interno del territorio in cui opera. “Allineandoci alle linee guida del Gruppo Rocher, cerchiamo di sviluppare un nuovo modo di fare business dove il profitto va di pari passo con l’impatto positivo che cerchiamo di ottenere sulle comunità e sull’ambiente”, chiosa Bertolatti. “Per noi l’attenzione alle persone e alle comunità è da sempre una vocazione – afferma Ganassini -. Desideriamo che tutti i nostri stakeholder possano beneficiare del valore generato dall’azienda. Nel 2021 abbiamo deciso di diventare Società Benefit e di formalizzare il nostro impegno a perseguire un modello di business sostenibile e innovativo, in grado di generare un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Crediamo fermamente che ogni azienda debba impegnarsi a contribuire concretamente al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, integrando la sostenibilità in tutte le attività di business. È un impegno notevole, che richiede tempo e risorse, ma è un percorso necessario e inevitabile”.
CREARE VALORE SOCIALE
Fornire occasioni e strumenti per ri-connettere e supportare il tessuto sociale e creare valore, questa la mission dei progetti csr di cosnova Italia che attua diverse pratiche sostenibili attraverso una combinazione di sovvenzioni, donazioni di prodotti, volontariato aziendale, cittadinanza d’impresa e conferimento d’incarichi per la prestazione di servizi. “Collaboriamo con organizzazioni non profit delle comunità locali vicine, impegnate nell’inserimento di persone in condizioni di fragilità in ambito lavorativo e sociale, nell’accoglienza e cura di minori vittime di maltrattamento e supporto alle famiglie in crisi, e con le Istituzioni pubbliche per sostenere e amplificare il loro lavoro – afferma Bice Gargiuolo coordinatrice dei progetti Csr all’interno del team di cosnova Italia -. Fra le ultime iniziative, merita di essere ricordata, la sovvenzione di un programma di sostegno per piccoli coltivatori, impegnati nell’agricoltura urbana che ha come obiettivi, oltre alla produzione e vendita di prodotti agricoli, anche servizi come la gestione del paesaggio, l’educazione, le attività ricreative e i servizi di cura alle persone”. “Siamo convinti di poter avere successo nel lungo termine, solo come azienda che opera in modo sostenibile e lavoriamo continuamente per avere un impatto positivo sulla vita delle persone che operano nella nostra azienda, sulla società civile, sulla comunità territoriale alla quale apparteniamo e sui nostri partner lungo la nostra value chain”, conclude Gargiuolo.
TRA LEGISLATURA E VOCAZIONE
La Csr, se da un lato ha parametri legali da rispettare, dall’altro è frutto di una libera vocazione dell’impresa per cui in parte è auto-regolamentata. Perché, quindi, scegliere di investire in Csr? Secondo Yves Rocher Italia, gli ultimi due anni “sono stati sfidanti in termini di performance di business, prolungando le difficoltà legate alla pandemia e spingendoci ad adottare nuove strategie per farvi fronte. In questo contesto già complesso, l’incremento del costo dell’energia, i cambiamenti climatici e l’instabilità geo-politica hanno evidenziato in maniera ancora più urgente quanto un cambiamento di rotta sia necessario, da parte di tutti: singoli, comunità, imprese – spiega Bertolatti -. Riteniamo che essersi uniti al gruppo delle Società Benefit sia stato un atto rilevante: siamo parte di un movimento che vuole dimostrare come oggi gli interessi finanziari non possano essere svincolati dalla responsabilità sociale e che il cambiamento sarà ancora più incisivo se regolamentato con obblighi di reportistica chiari e condivisi, inserito in un circuito virtuoso di imprese che mettono a fattor comune le proprie esperienze per un unico obiettivo”. Per gli azionisti, la Csr, è l’asset strategico dell’impresa stessa, ma è anche un modo per rivelarne il pieno potenziale e aumentarne il valore a lungo termine. Per il consumatore è il motivo per il quale vale la pena credere nel brand e farsi portavoce dei suoi valori all’interno della comunità. Per tutti i dipendenti, significa dare ancora più valore al proprio ruolo, crescendo in un’azienda innovativa che risponde alla necessità di fare profitto e nel contempo di avere un impatto positivo su ambiente e comunità. “Per noi la csr è una vocazione – ribadisce Ganassini -. Investiamo nelle persone e nelle comunità perché vogliamo generare impatti positivi su di esse. Il nostro impegno ci ha permesso di creare un ambiente di lavoro migliore, più sicuro e motivante; di attirare i talenti migliori; di incrementare la reputazione dell’impresa”. “Dimostrare di essere un’azienda orientata alla sostenibilità, significa anche aver accesso a finanziamenti pubblici agevolati e dedicati – conclude Gargiuolo -. L’attuale contesto sociale ha avuto un forte impatto sulle imprese che sono chiamate a rivedere i propri sistemi di governance e compliance aziendale e a ripensare a come riorientare i propri investimenti”.