Dopo un 2021 di graduale ripartenza post-pandemica, il 2022 si è rivelato l’anno del consolidamento per le industry di tutto il mondo. Anche per l’universo beauty e i suoi terzisti che, dopo un 2020 in balìa dell’emergenza sanitaria e un 2021 di rilancio e rinnovamento, sembrano essere tornati a pieno regime, nonostante uno scenario globale del tutto cambiato eppure altrettanto complesso. L’analisi di Pambianco sui fatturati 2022 di alcune delle principali aziende in conto terzi italiane che producono skincare, make-up, profumi, toiletries e haircare per i più noti marchi del settore mostra un’ulteriore progressione sul fronte dei ricavi, rispetto al precedente fiscal year già in avanzamento. A guidare la classifica, in prima posizione si riconferma Intercos (835,6 milioni di fatturato contro i 673,7 del 2021), seguito da Nfh-Farmol (176 milioni di euro rispetto ai 135,6 milioni dell’anno precedente) e Ancorotti Cosmetics (con entrate da 90 milioni sugli 86,7 del 2021). Chiudono la classifica Tosvar, con un fatturato da 67 milioni di euro (nel 2021 si era attestato a 60 milioni) e Hsa Cosmetics (43 milioni nel 2022 contro i 39 dell’anno precedente). Al centro, la sfida delle materie prime, tra criticità e opportunità di una supply chain che ha messo a dura prova le filiere globali.
Reduce da un anno dorato, il primo terzista sul podio è Intercos. Il big player quotato sull’Euronext Milan di Borsa Italiana ha chiuso il 2022 con ricavi netti pari a 835,6 milioni di euro, in crescita del 24% rispetto all’anno precedente. Una crescita che ha interessato omogeneamente tutte le aree geografiche presidiate e le business unit, con risultati superiori ai livelli del 2019 pre-pandemico e in rialzo anche sul fronte della redditività. “I risultati del 2022 del nostro gruppo – ha commentato il CEO Renato Semerari – hanno superato le nostre attese, con i principali indicatori economici e finanziari che hanno raggiunto livelli record. Riteniamo che i risultati raggiunti dai nostri team nel mondo siano ancora più degni di nota in considerazione dell’eccezionalità che ha contraddistinto il 2022. Come tutti sappiamo, le inattese evoluzioni geopolitiche e macroeconomiche, unitamente all’andamento della pandemia in Asia, hanno generato inattese spinte inflattive, una marcata crisi della supply chain mondiale e severe restrizioni anti-Covid in Cina”. Aggiungendo come Intercos, per fare fronte alla sfide dell’inflazione galoppante, abbia ricorso al ‘pricing power’ per restare competitivo e resiliente sul mercato.
Fiduciosa anche la prospettiva di Ancorotti Cosmetics, che riscontra nei dodici mesi archiviati le tendenze emerse nel mondo della bellezza post-pandemia, soprattutto nella commistione tra necessità e fascinazioni più ‘farmaceutiche’ e il ritorno alla frivolezza del makeup, di cui il presidente Renato Ancorotti ravvisa una “decisa ripresa” nel new normal, dopo i sonnolenti due anni del Covid.“C’è un ritorno al colore, il mercato ha voglia di cosmetici decorativi, a patto che conferiscano anche benefici dermatologici – spiega l’imprenditore -. Aggiungendo anch’egli una previsione rosea per il nuovo anno avviato: “Per Ancorotti Cosmetics il 2023 si è aperto con le migliori prospettive e prevediamo di chiuderlo a quota 115 milioni di euro, con il mascara a trainare le vendite”.
Appena al di sotto del podio si piazza Tosvar, l’azienda della famiglia Gioia specializzata in produzione e riempimento di dispositivi aerosol da ormai tre generazioni. Con un fatturato da 67 milioni di euro in crescita di circa il 12% sul 2021, Tosvar descrive il 2022, attraverso il commento del chief technical officer Gabriele Gioia, come un anno estremamente complesso, tra il tema della scarsa reperibilità delle materie prime e l’incessante ricerca di valide alternative. Ma “la flessibilità aziendale e le competenza create con i nostri collaboratori ci hanno aiutato a limitare fortemente i danni”.
Chiude il ranking Hsa Cosmetics, con ricavi da 43 milioni di euro, in aumento del 10% sul 2021 con – specifica il presidente e CEO Stefano Zanzi – una “crescita importante sui propri brand, dove la performance è stata del +16%, e buona sulla parte di private label, pari all’8 per cento”. In generale, il manager ha definito l’anno come “dinamico e positivo” sia in termini di fatturato sia in termini di investimenti nonostante, sottolinea immancabilmente anch’egli, “il mercato sia stato condizionato dalla guerra tra la Russia e l’Ucraina e dal caro materie prime e packaging”.
Lo studio completo sui fatturati 2022 di alcune delle principali aziende in conto terzi italiane della bellezza e relativo ranking è disponibile nell’ultimo numero di Pambianco Beauty Magazine.