Il 67% del make-up consumato in Europa, e il 55% di quello usato nel mondo viene prodotto in Italia. Sono i numeri snocciolati dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni in occasione della recente Assemblea pubblica di Cosmetica Italia. Un primato tutto italiano, quello del beauty, che ormai è un dato di fatto nel mondo. La qualità, le competenze della manifattura e l’innovazione sono i tratti distintivi della produzione italiana tanto ricercati all’estero. Sono i numeri a confermarlo: le esportazioni di prodotti beauty nel 2022 hanno raggiunto il valore più alto degli ultimi vent’anni in termini di valore, e i primi mesi di quest’anno segnano un ulteriore aumento del 9%. Altro dato significativo è che il nostro mondo della bellezza le aziende statunitensi sono un partner sempre più strategico. Analizzando i dati Ice elaborati da Istat, riguardanti il codice Ateco 20420 – Prodotti per toeletta, profumi, cosmetici, saponi e simile, negli ultimi dieci anni il tasso annuo di crescita composto delle esportazioni ha sfiorato il 15 per cento annuo, la percentuale di incremento più elevata nella top ten dei principali Paesi esteri di destinazione delle produzioni italiane. Basti pensare che nel 2013 l’export verso il Paese a stelle e strisce era di ‘soli’ 217 milioni di euro e nel 2022 gli Stati Uniti anno sorpassato la stessa Francia, capofila storico del nostro export, con 745 milioni di euro di vendite rispetto ai 725 milioni dei cugini d’Oltralpe. Il rapporto commerciale con gli Usa conferma la sua solidità. Occorre però dire che questo dato, considerato che gli Usa sono di gran lunga il primo mercato mondiale in termini di consumo di cosmetici, non può che essere considerato come punto di partenza per la sfida futura del nostro settore. Conquistare realmente questo mercato potrà determinare altre centinaia di milioni di euro di crescita dell’export, ma richiede una presenza stabile e investimenti sul mercato americano. Questa è oggi la sfida della nostra industria, e sarebbe un peccato non coglierla appieno.