Per il settore della bellezza le nozze appena celebrate tra Estée Lauder e Tom Ford, che hanno coronato un’operazione da 2,8 miliardi di dollari, non solo rappresentano la notizia dell’anno ma, soprattutto, aprono le porte ad un nuovo scenario in questo comparto. È arrivato il momento di riavvicinare i lembi dei due universi, quello della cosmetica e quello della moda, per generare degli agglomerati che includono marchi fashion e marchi beauty? È una domanda che gli addetti ai lavori si stanno ponendo e che potrebbe ottenere una risposta in un arco temporale non così lontano.
Per ora non ci sono certezze in merito, ma i colossi della bellezza, forti dei loro numeri da multinazionale e della loro presenza capillare in tutto il mondo non solo attraverso il canale offline ma anche online, sono storicamente propensi ad allargare il loro raggio d’azione e questo deporrebbe a favore di una estensione delle operazioni anche nel segmento fashion, in particolare dell’alto di gamma. Il precedente, a dire il vero, già c’è ed è il caso della spagnola Puig il cui portafoglio comprende marchi come Carolina Herrera, Nina Ricci, Paco Rabanne, Jean Paul Gaultier e Dries Van Noten e che ha dichiarato in più di un’occasione, di ambire a diventare un polo della moda globale. Nel caso di Estèe Lauder, l’offerta per il marchio di Tom Ford rappresenta una contromossa al corteggiamento di Kering verso il marchio dello stilista texano. In sostanza, Estée Lauder semplicemente non poteva permettersi di perdere la linea di bellezza di Ford, che ha prodotto, commercializzato e venduto in licenza dal 2006 e questo perché Tom Ford è una delle attività più redditizie per il gigante della cosmesi. Il beauty di Tom Ford, con la sua collezione altamente differenziata di fragranze, trucchi e prodotti per la cura della pelle, ha registrato un incremento delle vendite nette di quasi il 25% rispetto all’anno precedente nell’ultimo bilancio chiuso lo scorso 30 giugno e nei prossimi due anni, la stima è di raggiungere un fatturato netto annuo di un miliardo di dollari.
In quest’ottica, l’acquisizione non solo consente di assicurarsi il business della bellezza, ma porta in dote – e in cassa – royalties importanti sul fronte delle licenze, dalla moda agli accessori, gestite esternamente in licenza. Insomma, si ripropone lo schema già adottato dalla moda, che ha creato dei poli del lusso al cui interno sono presenti diverse categorie di prodotti, ambito nel quale i francesi sono diventati dominanti spartendosi gran parte delle vendite di lusso in generale tra pochi colossi, vale a dire Lvmh e Kering, il colosso che aveva puntato gli occhi sul marchio Tom Ford.