Con un valore della produzione di 13,1 miliardi di euro nel primo semestre 2022, il settore cosmetico supera dell’8,3% i valori pre-pandemia del 2019. Un segnale incoraggiante che fa ben sperare anche per la seconda metà dell’anno in corso e per il 2023, per il quale, nonostante le incertezze inflattive e geopolitiche, si prevede un incremento del 7,1% sul 2022, per un totale di 14 miliardi di euro.
A illustrare nel dettaglio l’indagine congiunturale sui dati preconsuntivi relativi al primo semestre 2022 e sulle stime per la seconda parte dell’anno, elaborati dal Centro Studi di Cosmetica Italia, è Benedetto Lavino, presidente reggente di Cosmetica Italia, subentrato a Renato Ancorotti che ha lasciato la carica, lo scorso agosto, in quanto candidato al Senato alle elezioni politiche del prossimo 25 settembre. “Siamo in un contesto 2022 con una stima di crescita del PIL rivista al 3% e con stime al +0,7% per il prossimo anno, secondo Confindustria, – esordisce Lavino contestualizzando nello scenario economico italiano i dati di settore – Gli investimenti riguardano il 20% del nostro Prodotto Interno Lordo, con un indice di competitività del nostro Paese ancora in crescita”. Ma se la previsione di crescita manifatturiera è del 3,8% nel 2022 e del 3% nel 2023, nota dolente resta l’inflazione all’8 per cento.
Per quanto riguarda, nello specifico, l’industria cosmetica si prevede una chiusura d’anno a +10,7% rispetto al 2021 e +8,3% sul 2019. “Questi dati confermano la resilienza e la caratteristica anti-ciclica del settore della cosmesi”, prosegue Lavino. Una crescita che dipende per la maggior parte dalle vendite tramite canali tradizionali e digitali (+6,8% sul 2021), mentre per il fatturato generato nei canali professionali, sebbene inferiore, si calcola una crescita del 14,1 per cento.
“Il dato più significativo è quello dell’esportazione che cresce del 15,2% – prosegue il presidente – e si stima crescerà del 9,5% nel 2023”. Primo Paese per export di cosmetica italiana sono gli Stati Uniti, “situazione legata all’indebolimento dell’euro poiché storicamente a trainare l’export è la Francia”, chiosa. Più forte di tutti il rimbalzo della Cina quest’anno, con un +85,9%. Unico mercato negativo Hong Kong che ha subìto flussi pandemici successivi.
Per quanto concerne i canali distributivi, a chiusura d’anno si stima una crescita complessiva dei diversi canali del 7,6% frutto di una tenuta del ‘mass market’ e della ‘farmacia’, di un rimbalzo della ‘profumeria’ e del prosieguo del trend di sviluppo dell’e-commerce che raddoppia il proprio peso all’interno dell’ecosistema cosmetico rispetto al 2019.
Anche il settore cosmetico ha dovuto fare i conti con l’impatto dell’aumento dei costi energetici che è stato significativo: “l’aumento dei costi per la fornitura di energia è stato del 330%, ma l’industria ha assorbito i costi dettati dal rincaro, riversandolo in misura marginale, ovvero del 4,2%, sul prezzo finale”, afferma Gian Andrea Positano, Responsabile Centro Studi Cosmetica Italia.
Le imprese del settore confermano, dunque, la loro solidità e resilienza, provata anche dall’aver mantenuto stabile il numero di addetti della filiera, che si attesta a 36mila, dalla patrimonializzazione al 49% e dai continui investimenti, giunti a 5,6 miliardi nel 2022, valore più alto mai toccato. “Importanti elementi di competitività”, chiosa Positano. Stabili i valori di Ebit e Ebitda delle imprese.
Guardando al futuro, la cosmetica italiana dovrà fare attenzione anche alle influenze che potrebbero arrivare dallo scenario macroeconomico internazionale, dove la crisi energetica europea è il tema di maggior rilevanza ma non è l’unico. A spiegarlo è Giovanni Foresti, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, che individua diversi nodi nello scenario: “Un possibile eccesso di restrizione monetaria, il rischio recessione in aumento, l’escalation del conflitto in Ucraina, le elezioni politiche in Italia e i rischi di implementazione del PNRR, le elezioni americane di mid-term (novembre 2022).