Stefano Fatelli, Amministratore Delegato Cantabria Labs Difa Cooper ha un obiettivo a cinque anni: raggiungere i 600 milioni di euro di fatturato. L’italia raddoppierà i ricavi nel 2026 toccando gli 80 milioni di euro.
Cantabria Labs Difa Cooper è un’azienda farmaceutica specializzata in dermatologia che unisce un approccio di evidence-based Medicine sia al mondo cosmetico che al mondo farmaco, sviluppando idee pionieristiche che aiutano le persone a migliorare il proprio livello di benessere. Con prodotti innovativi e spirito imprenditoriale, Cantabria Labs è oggi un riferimento nella prescrizione dermatologica in Europa (leader in Spagna, Italia e Portogallo), il cui obiettivo è migliorare la salute e la qualità di vita delle persone. In particolare l’azienda vede rosa sull’anno in corso, ma ancor più rosee sono le prospettive da qui a cinque anni, sia per l’azienda, sia per l’intero canale della farmacia. E la crescita è destinata a continuare. Lo ha spiegato l’amministratore delegato del gruppo, Stefano Fatelli.
Siete un gruppo spagnolo, cosa può raccontarci dell’azienda?
Siamo un’azienda farmaceutica, un’azienda familiare. Molti anni fa, agli inizi degli anni ‘90, il dermatologo e la farmacia avevano una visione molto lontana della pelle, allora noi in quegli anni decidemmo di portare sul mercato quella che viene chiamata la medicina basata sull’evidenza, il che significa che tutti i prodotti che noi lanciamo sono prodotti che hanno uno studio clinico. Che si tratti di un cosmetico o di un farmaco, noi produciamo un prodotto clinico, ovvero la cui efficacia è certificata dalla comunità scientifica. La nostra realtà ruota attorno a questo principio, l’approccio che abbiamo in tutte le categorie che curano la pelle è un approccio di efficacia e di forza. In Europa e nel mondo, di aziende con questo modello ce ne sono pochissime.
Quanto sono importanti innovazione e ricerca?
L’innovazione e la ricerca sono valori fondanti di Cantabria Labs Difa Cooper: un gruppo internazionale leader in dermatologia sempre aperto a nuove opportunità e che sa riconoscere e concedere la massima fiducia al potenziale creativo delle progettualità italiane. Ogni nostro prodotto e ogni nostra iniziativa sono frutto di un importante lavoro di ricerca dermatologica, che punta costantemente a migliorare il benessere delle persone e della loro pelle. Per noi, il futuro della dermatologia parte soprattutto dalla ricerca di idee all’avanguardia e di soluzioni innovative.
Quali sono i vostri mercati principali?
Spagna, Italia, Messico e Portogallo. In questo momento abbiamo avviato progetti negli Stati Uniti, nel Nord Africa e in centro America.
Come sta cambiando il canale della farmacia?
C’è un dato che per me rimane il dato fondante delle strategie che si occupano skincare in farmacia: il 50% degli italiani che comprano cosmetici in questo canale dichiara che c’è stato un dermatologo, un farmacista o un addetta cosmesi che li ha avviati all’acquisto del prodotto o influenzati sulla scelta del marchio. Ciò vuol dire che questo mercato è un mercato dove la decisione d’acquisto non è data dal consumatore finale o comunque la decisione d’acquisto è influenzata dal personale sanitario. La credibilità che hanno il medico, il dermatologo e il farmacista è talmente forte e potente che questo mercato non potrà che crescere. Vedo la farmacia come un punto vendita che si sta evolvendo, anche grazie ai cambiamenti nella legislazione che hanno permesso e aiutato questo canale a guardare a modelli molto più innovativi.
Il professionista continuerà ad affiancare il consumatore o sarà sempre più autonomo?
Noi abbiamo un laboratorio interno, facciamo progetti e prototipi nei vari Paesi per cercare di differenziare il business model. Per esempio stiamo lavorando su un progetto negli Stati Uniti, con l’attrice Sofía Vergara, che non prevede il medico, ma parte sempre da un prodotto a base scientifica. Tuttavia credo che quello che noi chiamiamo il ‘grembiule bianco’ resterà sempre fondamentale e determinante nella scelta finale. Cioè, il consumatore giustamente ricerca e studia, ma l’opinione professionale sarà sempre potente e importante, anche per le nuove generazioni e negli anni a venire. Quindi credo che lo sviluppo si evolverà verso una direzione che implica riuscire a dare qualità, efficacia e comunicazione chiara sul prodotto/trattamento rivolgendoci direttamente al consumatore, che però continuerà a cercare informazioni anche dal personale della farmacia.
Pensate a un’espansione in altri canali?
Il nostro prodotto si fonda sull’efficacia e qualcuno deve saperlo spiegare perchè ha un contenuto molto specifico da raccontare. Il mondo della farmacia si sta evolvendo, diventerà in maniera sempre più marcata un canale che, oltre a vendere, dovrà saper consigliare.
Avete acquisito il marchio Elancyl. Pensate possa aprirvi una nuova strada?
Il marchio Elancyl non passa per il personale medico, è un prodotto tipicamente consumer che si appoggia al farmacista. “Elancyl è stato il primo brand a utilizzare, già nel 1978, la caffeina per contribuire a contrastare gli accumuli cutanei adiposi non solo ha creato una gamma di prodotti contro gli inestetismi cutanei della cellulite con effetto snellente e anti-age basati sulle più recenti innovazioni, ma ha anche elaborato un metodo esclusivo che combina ripetizione, costanza e massaggio per integrare i benefici di attivi vegetali all’avanguardia a un autentico rituale di cura della silhouette.
Quali sono i vostri obiettivi come azienda?
Il nostro obiettivo è di arrivare a generare almeno 600 milioni di fatturato nei prossimi cinque anni. L’italia, che pesa circa un 20%, chiuderà quest’anno a 41/42 milioni di ricavi e puntiamo al raddoppio, ossia circa 80 milioni entro il 2026.