Il 2020 è stato sicuramente un anno complicato per l’industria del capello. Nonostante ciò, Il comparto ha reagito bene all’impatto della pandemia, anche se in generale il fatturato delle top 10 aziende del settore ha registrato una leggera flessione a 694 milioni di euro.
Il 2020 è stato un anno di sfide per l’industria dell’haircare italiano, in prima battuta per lasciarsi alle spalle gli effetti della pandemia sul mercato e sui consumatori. Secondo la consueta analisi condotta da Pambianco sui fatturati delle principali aziende italiane di haircare (che esclude le filiali delle multinazionali), la top ten ha realizzato in media una lieve flessione del giro d’affari del 7,2% a 694 milioni di euro, rispetto al 2019. Il goal del comparto è sicuramente quello di tornare al più presto possibile ai livelli pre-pandemici per poi superarli ma, nonostante la leggera diminuzione del fatturato totale nel 2020, l’industria sembra essere sulla buona strada. Infatti, in un’ottica più ampia, l’haircare italiano ha assorbito relativamente bene l’impatto della pandemia e di tutte le misure restrittive a questa legate, contenendo il calo che in altri settori è stato molto più marcato ed evidente. Anche quest’anno Alfaparf Group guida la graduatoria, il gruppo tricolore proprietario di 11 marchi specializzati nella cura della pelle e del capello ha registrato un turnover di 204 milioni di euro, in calo del 16,1% rispetto ai 243 milioni del 2019, con un ebitda del 20%; immediatamente seguito da Davines che ha visto un calo del fatturato più contenuto (-6,2%) a quota 153 milioni di euro e con un ebitda del 19,4%; Il Gruppo AGF88 Holding, realtà industriale del professional hair & skin care, che vanta oltre trent’anni di esperienza nel settore, chiude infine la top 3 in controtendenza con performance a segno positivo. L’azienda si posiziona infatti al primo posto della graduatoria per quanto riguarda la crescita, con un incremento del giro d’affari del 6% a 160 milioni di euro, contro i 151 milioni dello scorso anno; un trionfo anche per quanto riguarda la redditività, con un margine operativo lordo del 21%, AGF88 si colloca infatti al secondo posto.
UN ANNO FREDDO
Il 2020 è stato un anno in cui le aziende specializzate in prodotti per la cura dei capelli hanno dovuto dimostrare tutta la loro forza e resilienza, cercando di tenere il colpo delle misure di confinamento. Va ricordato infatti che il settore dei centri professionali è stato costretto a mesi e mesi di chiusura forzata, fattore che ha avuto un peso non indifferente nei conti; tuttavia durante la seconda ondata della pandemia il comparto è stato escluso dalle misure restrittive e ciò ha in parte aiutato a risollevare l’andamento finanziario. Infatti dopo il lockdown, una volta riavuto il via libera, moltissime persone hanno riscoperto il piacere dei trattamenti professionali sui loro capelli. Analizzando dati e le tabelle riusciamo a fornire un quadro più chiaro ed esplicativo della situazione e si evince come nel complesso il 2020 sia stato un anno piuttosto tiepido per il comparto dell’haircare italiano; nel periodo preso in analisi infatti, delle top 10 aziende per fatturato, solamente tre di loro non hanno registrato una frenata rispetto al 2019. Nel dettaglio, le uniche a crescere in termini di vendite sono state: la già sopra citata AGF88 Holding; Kemon, al quarto posto della chart, che è passata da 36 a 37 milioni di euro di ricavi (+2,8%) con un margine operativo lordo al 12,4 per cento e Togethair, che si posiziona al quinto gradino della graduatoria per fatturato e che nel 2020 ha visto una crescita dei ricavi del 3,7%, passando da 27 milioni di euro nel 2019 a 28 milioni nell’anno successivo, con un ebitda pari al 4,3 per cento.
VERSO UN 2022 PIU’ ROSEO
Se l’industria professionale del capello dovesse seguire il trend generale della cosmetica, allora ci si aspettano prospettive di crescita a breve e medio termine. Infatti, secondo le ultime previsioni di Cosmetica Italia ci sono diversi segnali incoraggianti per il mercato della bellezza tricolore (della quale fa parte anche l’haircare). L’indagine congiunturale, presentata dal Centro studi di Cosmetica Italia, ha delineato infatti il recupero dei livelli di fatturato di cui è protagonista il settore cosmetico nazionale nell’attuale scenario di riferimento e proietta nella seconda parte del 2022 il raggiungimento dei valori pre-crisi. Secondo le previsioni sul secondo semestre 2021, il fatturato complessivo dell’intera filiera cosmetica italiana supererà gli 11,7 miliardi di euro con una crescita del 10,4% rispetto al 2020 e, seppur bisognerà attendere ancora un anno per tornare ai valori globali del pre-pandemia, i dati sono incoraggianti poiché il comparto risente positivamente della stabilità ritrovata sul mercato interno e guarda con ottimismo alla riapertura degli scambi e delle manifestazioni internazionali. Tra le prossime sfide del mondo haircare, oltre al capitolo sostenibilità ben presente da tempo nel Dna delle aziende, ci sono le vendite online, modalità che ha trovato riscontri interessanti soprattutto nel periodo del lockdown e che ha, come per altri settori, assorbito in parte le perdite. Concludiamo l’analisi del 2020 con le top 3 aziende per reddittività, che sono state rispettivamente al primo, secondo e terzo posto: Farmavita, AGF88 e Davines. Da questo punto di vista, è stata particolarmente forte la performance di Farmavita che ha visto il suo margine operativo lordo toccare il picco più alto della chart a +52,2% su un fatturato di 23 milioni di euro, quest’ultimo in calo del 6,9% rispetto ai 25 milioni del 2019. L’azienda è stata fondata nel 1973 a Milano e si è sempre dedicate allo sviluppo di cosmetici per capelli. Nel 1990 è stato realizzato un cambio di ownership e, sotto questa nuova competente guida, Farmavita ha conseguito una rapida crescita, divenendo in pochi anni una realtà solida e competitiva.