Lo spettro che continua ad aleggiare sul beauty è quello che toglie il sonno anche all’intero made in Italy: che, in conseguenza della pandemia, permanga l‘attuale situazione di flussi turistici bloccati, o limitati a famiglie e viaggiatori nazionali. A peggiorare la prospettiva, ci si mette anche la possibilità di un blocco a quella che rimane una delle variabili d’impulso all’acquisto in movimento: il tax free. Il Governo di Londra ha infatti lanciato un messaggio che suona sinistro, annullando, dal prossimo primo gennaio, la possibilità del ristorno fiscale per gli acquirenti extra Ue e, in certa misura, anche per quelli europei. Tuttavia, il mondo della cosmetica può contare su una carta, quella dell’e-commerce, che pare avere maggiori potenzialità rispetto ad altri comparti del made in Italy. Secondo le stime emerse nel Pambianco Summit, il fatturato online della bellezza punta a una crescita del 40% quest’anno, fattore che potrebbe aiutare a ridurre il calo del sistema tra il 10 e 15%, assai meno delle proiezioni nefaste di alcuni mesi fa. Queste potenzialità dipendono dal fatto che il prodotto beauty è più accessibile e, soprattutto una volta sul mercato, assai meno complesso da riproporre in vendita sul web ai propri clienti (oltre a presentare, in alcuni casi, caratteristiche di necessità legate alla salute). In aggiunta, ci sono altri due fattori congiunturali che consentono di dire che lo sviluppo online è solo all’inizio. Il primo è il netto ritardo del settore, visto che, ancora un paio d’anni fa, in base alle inchieste di Pambianco Beauty, era difficile trovare uno shop online trasversale e di dimensioni extra locali. Gli stessi esempi di farmacie via web erano ancora ai primi passi, privi di logistica e strategie definite e a volte scarsamente affidabili. Inoltre, c’è il fattore delle catene ramificate di negozi che, una volta fungevano da freno e oggi puntano a moltiplicare gli effetti delle vendite via web. Fino a oggi, infatti, i canali ‘diffusi’ hanno rappresentato il maggiore ostacolo all’affermarsi delle vendite web, per via dei timori di sovrapposizione e cannibalizzazione. Adesso, per le necessità della pandemia, il peso della distribuzione ha sdoganato il mondo virtuale, e ha reso gli store un prezioso snodo logistico sul territorio. È soprattutto quest’ultimo aspetto a ribaltare la prospettiva: se anche i clienti non si muoveranno, saranno i prodotti a raggiungerli, prima online, poi, magari, con la consegna proprio sotto casa.