Una dimostrazione della capacità di stare in quel sottile equilibrio tra tutela della salute e produttività la sta dando il Polo Tecnologico della Cosmesi, associazione cremasca che riunisce oltre 80 imprese della filiera del beauty in Lombardia. Lo riferisce a Pambianco Beauty Matteo Moretti, presidente dell’associazione: “Il Coronavirus sta cambiando radicalmente la situazione delle aziende. La tutela della salute dei lavoratori viene prima di tutto, ma è necessario rimboccarsi le maniche e reagire. Subito. I conti si faranno più avanti. Ora è il momento di essere determinati e coesi, fare fronte comune, aiutarsi”. Parole che significano, detto in modo più diretto: nessuna azienda del Polo ha chiuso, si continua a lavorare, ma lo si fa in modo diverso.
Un aspetto sta molto a cuore a Moretti: spiegare all’estero che le merci italiane non sono contaminate. “E’ importante rassicurare i clienti. Le aziende italiane hanno adottato immediatamente tutte le misure di prevenzione e le prescrizioni igienico-sanitarie indicate dal Ministero della Salute e dal Governo. Vengono effettuati controlli con procedure rigorosissime”. Le aziende già seguivano le Gmp (Good Manufacturing Pratices), ovvero procedure che disciplinano le attività che impattano direttamente o indirettamente sulla qualità del prodotto, ad esempio l’accettazione delle materie prime e del packaging, gli strumenti da utilizzare, i prodotti da testare nei diversi step di produzione, rilasciare o respingere un lotto, ecc. A questo si aggiungono nuove misure, come procedure di sanificazione giornaliera, impiego di mascherine e gel igienizzanti anche negli uffici, e altri test.
Il terzismo cosmetico italiano, del resto, è particolarmente coinvolto nell’epidemia in corso, perché le zone più colpite sono proprio il lodigiano e il cremasco, dove c’è la massima concentrazione di produzione conto terzi di bellezza. “Qui dove si produce oltre il 65% dei cosmetici mondiali – ha continuato Moretti – le aziende hanno dimostrato determinazione e professionalità, continuando a lavorare anche in situazioni difficili senza lamentarsi né compiangersi”. E ha concluso dicendo che il decreto ministeriale dell’8 marzo ha dato un ulteriore giro di vite per limitare il contagio, ma ha preservato le attività produttive e la circolazione delle merci: “Questa è un’ultima possibilità prima della chiusura totale delle aziende. Rispettiamo scrupolosamente le disposizioni della Regione Lombardia a limitare le attività sociali al di fuori dell’ambito lavorativo. La minima leggerezza potrebbe portare al blocco totale delle attività. Siamo un grande Paese e un grande Paese si riconosce dal suo senso civico”.