Tra i consumatori di prodotti di bellezza si afferma la voglia di difendere salute e ambiente. Gli studi di settore dimostrano che il mercato dei cosmetici bio ha raggiunto un fatturato di oltre 10 miliardi di euro.
Una volta c’era solo l’Acqua di Rose. Poi in creme, trucchi e cosmetici hanno fatto il loro ingresso una miriade di ingredienti naturali: dalle mandorle dolci ai sali del Mar Morto, fino agli esotici e preziosi oli di Argan e di Jojoba, alla lavanda e alla fava tonka. Prestare attenzione agli ingredienti e ai profumi che i prodotti contengono è importante per la salute.Perché un prodotto sia da considerarsi ecologico, per esempio, è bene badare che sia testato sulla presenza di Nikel, Cromo e Cobalto. Meglio ancora se la sua produzione è attenta a ridurre al minimo l’inquinamento ambientale compensando le emissioni di Co2 e la confezione sia in materiale riciclato, riciclabile, e a basso impatto ambientale (sui prodotti confezionati in questo modo, in plastica riciclata, di solito si trova la sigla Pet). Inoltre, il prodotto diventa anche più ‘buono’, se non è stato testato sugli animali e quindi è ‘cruelty free’. Ebbene, cosa si intende per ‘cosmetici naturali’? Sono composti che contengono ingredienti naturali, privi di sostanze di sintesi chimica come ftalati e parabeni, ma senza certificazione specifica. Organic, invece, è la parola inglese per biologico, che è qualcosa i cui ingredienti sono provenienti da agricoltura e apicoltura biologiche (quindi colture trattate con concime organico, senza l’uso di insetticidi, pesticidi, ormoni, etc., api curate con fitoterapia od omeopatia che sciamano in territori a coltivazione biologica). Un prodotto può essere biologico al 100% o possedere alcuni ingredienti biologici. Ci sono importanti organismi di controllo del biologico, in Italia ed in Europa (vedi pagine successive). Al momento, tutti i prodotti cosmetici devono essere conformi al Regolamento europeo 1223/2009, specifico per questo tipo di sostanze. C’è poi un ulteriore scarto che prevede l’assoluta assenza di ingredienti, test e qualsiasi implicazione di tipo animale: si tratta del beauty vegano. In Italia, il trend vegan è in crescita: si contano tra i 400mila e i 700mila vegani (circa l’1% su una popolazione di 60 milioni di persone) con un aumento del 10-15% rispetto allo scorso anno. Nel dettaglio, il cosmetico vegano non è testato sugli animali e non utilizza materie prime e/o principi attivi testati sugli animali, rifiuta qualunque forma di sfruttamento degli animali, ricerca e utilizza ingredienti e principi attivi privi di qualsiasi ingrediente di derivazione animale. A garanzia della loro anima vegan, alcune aziende cosmetiche hanno richiesto e ottenuto le certificazioni Vegan Ok o Vegan che di solito si affiancano da quelle cruelty free, cioè non testate su animali, come Icea, Peta e Lav. “In questa era della trasparenza – ha dichiarato a Pambianco Beauty Mark Constantine co-fondatore di Lush – credo che nessuna azienda cosmetica possa permettersi di avere una discrepanza tra quello che afferma di fare e quello che fa. Comunicare le caratteristiche intrinseche di un prodotto è assolutamente essenziale e di vitale importanza per trasmettere al meglio i valori e le proprietà di un prodotto. I prodotti Lush sono freschi e fatti a mano, utilizzando le migliori materie prime acquistate eticamente. Le informazioni relative agli ingredienti di ciascun prodotto sono chiaramente indicate e specificate per soddisfare i più svariati bisogni”.
NUMERI VERDI
I dati di Organic Monitor, società inglese specializzata in ricerche di mercato nel settore bio e naturale, sottolineano che la crescita economica del settore aumenta di 1 miliardo di dollari all’anno, per un valore complessivo che ha superato la soglia dei 10 miliardi di dollari. La parte più consistente del mercato dei cosmetici naturali appartiene agli Stati Uniti, che da soli detengono la metà dei ricavi globali, ma l’Italia, almeno in ambito europeo, occupa una posizione importante arrivando al terzo posto tra i Paesi Ue. Una fotografia delle dinamiche del mercato la offre l’ultimo rapporto, presentato il 1° luglio 2015 a Expo, dal Gruppo cosmetici erboristeria di Cosmetica Italia (Confindustria). Secondo il Beauty trend watch, l’osservatorio sui temi emergenti, il 25% dei consumatori è attratto dai preparati bio, green e naturali. Se nel 2014 il comparto erboristico ha fatto registrare un più 2,4%, per un valore di circa 420 milioni di euro, “le previsioni per il primo semestre del 2015 – spiega il responsabile del centro studi di Cosmetica Italia, Gian Andrea Positano – indicano un ulteriore segno positivo di 3 punti percentuali”. In Germania, campione in Europa nella cosmesi naturale, negli ultimi dieci anni il volume di mercato del beauty certificato è addirittura raddoppiato. “Quello tedesco – ha dichiarato a Pambianco Beauty Klara Ahler, CEO di Lavera – è il più grande mercato di cosmetici naturali e biologici in Europa, e il segmento naturale organico (Noc-natural and organic cosmetics) ha il tasso di crescita più alto del settore cosmetico. Nel 2013 il volume di vendita era di circa 306 milioni di euro, ma nei prossimi cinque anni è atteso un ulteriore incremento (fonte: Organic monitor/Euromonitor)”.
NUOVI CONSUMATORI E NUOVI CANALI
Il futuro della bellezza sarà sempre più verde. Sempre secondo Beauty Trend Watch, per un operatore su 4 del settore cosmesi, green, bio e naturale saranno le tematiche emergenti in Italia nel periodo 2015-2017. Sempre più consumatori esprimono quindi il loro interesse verso tutto il mondo del naturale e del verde e, affezionati ai cosmetici di derivazione naturale, cercano questo tipo di prodotti anche in altri canali, soprattutto nella grande distribuzione, dove c’è una forte competizione sui prezzi e sulle promozioni. E dove, sottolinea Cosmetica Italia, “esistono prodotti che il consumatore distingue con difficoltà da quelli venduti in erboristeria”. Per l’associazione delle imprese di cosmetica italiana, “di fatto è in corso una rivisitazione dell’identità del canale che si trasforma in una propensione di consumo e in un’attitudine d’acquisto che danno origine a nuove tipologie di distribuzione”. E’ il caso dei negozi monomarca delle aziende che producono e vendono i cosmetici di derivazione naturale, che per tipologia di prodotti sono considerati e rilevati dalle statistiche come ‘erboristerie’, ma sono più moderni, meglio gestiti e supportati dalle case produttrici e quindi meglio attrezzati a sostenere la concorrenza di canali più innovativi. “I cosmetici bio o green non appartengono più a un mercato di nicchia – ha proseguito il CEO di Lavera – ma si stanno sempre più affermando nelle beauty routine quotidiane dei consumatori. A seguito della crescente accettazione e affermazione dei prodotti naturali e biologici la distribuzione sta cambiando sempre di più e sarà una costante nel futuro. Distribuiti inizialmente in negozi specializzati bio, i nostri prodotti ad oggi sono distribuiti nelle farmacie, nel retail food, supermercati, online e nelle profumerie. In Italia, ad esempio, i nostri prodotti da marzo 2015 sono venduti allinterno della catena di supermercati Esselunga”. Secondo il report di Bio Bank 2015 (la banca dati del biologico italiano), lo sviluppo della consapevolezza del legame fra tutela dell’ambiente e salute ha avvicinato gli italiani al mondo del biologico. Fra il 2013 e il 2014 le aziende italiane che offrono prodotti naturali per la cura della persona sono passate da 215 a 250, mentre si sono diffuse nel frattempo vere e proprie profumerie bio passate da 43 nel 2013 a 105 nel 2014, con un aumento del 114 per cento. I negozi online sono passati invece da 70 siti nel 2013 a 104 nel 2014, con un aumento del 49 per cento. “Sono una trentina i negozi virtuali aperti direttamente dalle aziende di produzione e distribuzione – ha riportato il report di Bio Bank – altrettanti quelli avviati da punti vendita e circa una cinquantina gli shop solo virtuali”. Le transazioni sul web sono fondamentali per il settore, tanto da raggiungere quelle in profumeria. “The Beautyaholic’s Shop nasce online per portare in Italia i migliori luxury brand green internazionali, brand disponibili nei migliori department store d’Europa e degli Stati Uniti – ha sottolineato a Pambianco Beauty Paola Malaspina titolare e fondatrice di The Beautyaholic’s Shop – ma fino a qualche anno fa completamente sconosciuti in Italia. Il modello di business più efficace per la nostra offerta premium è senz’altro la multicanalità, ma abbiamo aperto anche un corner all’interno di Coin Excelsior a Roma, la destinazione perfetta per il nostro target cliente. Nel nostro futuro ci saranno sicuramente nuove aperture: ci interessa il Nord Italia, ma anche esportare il nostro modello in Europa”.
APP NATURALI
Si fa presto quindi a parlare di cosmetici biologici o naturali. Ma oltre ai bollini delle certificazioni, come è possibile scegliere un prodotto privo di sostanze dannose? Un modo veloce per selezionare gli ingredienti naturali e biologici è con le nuove applicazioni scaricabili su smartphone e tablet. L’app Biotiful è un vero è proprio dizionario a portata di tasca e può essere utilizzata anche durante gli acquisti. E’ possibile infatti leggere tramite la cam del proprio smartphone il codice a barre del prodotto e poi leggerne direttamente la scheda dove saranno presenti tutti gli ingredienti che lo compongono. Quelli segnati con il pallino verde saranno adatti per la pelle, quelli segnati in giallo meno e quelli in rosso saranno da evitare. La app è verde? si pone invece l’obiettivo di capire cos’è l’Inci (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients) e cosa significa saper leggere gli ingredienti che compongono un cosmetico. Ad ogni ingrediente viene associato un simbolo che rappresenta il grado di eco-compatibilità con l’ambiente e la nostra pelle. All’interno della app si trovano informazioni di approfondimento sull’Inci e sugli ingredienti e migliaia di prodotti cosmetici di numerose marche. Meno high tech, ma altrettanto efficace è l’app Cosmetifique, che permette di cercare facilmente l’ingrediente desiderato. Anche qui, i colori del semaforo segnalano la qualità degli ingredienti. Una pagina di approfondimento, inoltre, spiega come imparare a riconoscere i nomi delle sostanze tossiche per la pelle: ad esempio, la sigla CI indica la presenza di coloranti all’interno della formula, gli ingredienti con i suffissi one, thicone, siloxane segnalano i siliconi, i prefissi Peg e Ppg indicano derivati petroliferi. L’applicazione Cosmetici è stata creata dall’Unione Nazionale Consumatori e Cosmetica Italia ed è un vero e proprio strumento didattico diviso per capitoli: spiega cos’è un cosmetico, quanto può durare dopo l’apertura, come si usano i solari e, inoltre, elargisce consigli di consumo attraverso video curati da esperti. “La priorità dell’industria cosmetica – ha sottolineato Fabio Rossello, presidente di Cosmetica Italia – è infatti garantire la sicurezza del prodotto e la salute del consumatore con cosmetici innovativi ed efficaci. È quindi essenziale che ai consumatori arrivino indicazioni chiare e utili per scegliere in modo consapevole, in un clima di fiducia verso i produttori”. Ha lanciato la sua prima app anche Icea (Istituto di Certificazione Etica). Si chiama Icea Check e permette di controllare la percentuale di ‘naturalità’ di un prodotto cosmetico. L’applicazione divide gli ingredienti inseriti in due categorie “buoni” e “cattivi”. I buoni sono segnalati in verde, e rappresentano quelli dermocompatibili e meno impattanti sull’ambiente, e quelli cattivi in rosso, i quali pur essendo approvati dalla legge, non sono utilizzati dalle aziende più sensibili alla salute dei consumatori.
di Chiara Dainese