Cosmetica Italia stima un 2015 in crescita. l’estero spinge i conti, ma il mercato interno resta debole. confermata la svolta in positivo delle profumerie. L’e-commerce, intanto, batte tutte le stime.
L’industria cosmetica in Italia continua il suo percorso di crescita. La rilevazione congiunturale del Centro Studi di Cosmetica Italia stima per il 2015 un valore di produzione pari a 9,7 miliardi di euro, in aumento del 4,1% rispetto al 2014. Il rialzo è legato soprattutto alle esportazioni, la cui percentuale di crescita raddoppia rispetto all’anno scorso e diventa double digit (+10,5%) a 3,7 miliardi di euro. I principali Paesi destinatari rimangono Europa e Stati Uniti, ma in generale crescono le esportazioni extra-Ue, in particolare verso Hong Kong (+30,7%) ed Emirati Arabi Uniti (+34%). È invece debole l’avanzamento sul mercato interno, +0,5%, ma è pur sempre un passaggio in territorio positivo, dato che nel 2014 si rilevava un calo dell’1,4% dei ricavi sell-in in Italia. “La ripresa delle vendite beauty nella Penisola – osserva Fabio Rossello, presidente di Cosmetica Italia – è inferiore rispetto al Pil nazionale, che è stimato crescere dello 0,8 per cento. Il motivo è legato al fatto che le aziende cosmetiche hanno abbassato i prezzi dei prodotti, riducendo la marginalità, e anche che i consumatori si orientano verso articoli di fascia bassa, nonostante alcuni continuino ad acquistare prodotti di lusso. Il settore più penalizzato è la fascia media del beauty”. Da sottolineare che, se si prende in considerazione l’intera filiera, cioè non solo le aziende cosmetiche ma anche le imprese di imballaggio, i macchinari e le materie prime, il fatturato arriva a 14 miliardi di euro. Sul versante consumatori, il valore degli acquisti di bellezza in Italia è previsto crescere di quasi un punto percentuale nel 2015, attestandosi su 9,4 miliardi di euro. Sale anche la bilancia commerciale che si avvicina a 2 miliardi di euro, record assoluto per il comparto. Svetta, infine, l’e-commerce in Italia: mentre in un primo tempo si era ipotizzato che le vendite online di cosmetica per il 2015 avrebbero sfiorato 100 milioni di euro, adesso la stima è stata rivista e decolla a 180 milioni di euro. Per il 2016, le proiezioni vedono una conferma del tasso di crescita dell’industria cosmetica, il cui fatturato complessivo (valore della produzione) è previsto aumentare del 4%, grazie anche al consolidamento interno con un incremento dello 0,9%, mentre il sell-in all’estero salirà del 9 per cento.
LA PROFUMERIA TIENE, MALE PROFESSIONALI E GDO
Per quanto riguarda la distribuzione, nel 2015 quasi tutti i canali svoltano in positivo e si nota un ulteriore slancio dei negozi monomarca e dei canali specializzati (drugstore). Questi ultimi, sempre secondo le stime di Cosmetica Italia, avanzano con un incremento superiore al 3 per cento. Ancora in contrazione, invece, i canali professionali (-2,6%), ormai in negativo da qualche anno: “I centri estetici – sottolinea Rossello – soffrono più degli acconciatori (rispettivamente -3,2% e -2,3%), ma in generale si rileva per entrambi una crisi d’identità. La vendita dei cosmetici in questi canali non è ben fatta né trasparente, ad esempio non vengono quasi mai esposti i prezzi dei prodotti”. La profumeria ha mantenuto i ricavi con +0,2%, un segnale debole ma è anche vero che questi punti vendita vengono da un periodo di sofferenza. Il valore di questo canale nel 2015 si approssima quindi a 2.100 milioni di euro. La grande distribuzione (considerando in questa definizione gli ipermercati e i supermercati) cala del 2 per cento. Dall’analisi qualitativa condotta dall’associazione presso gli imprenditori, emerge che il trend della multicanalità è sempre più in voga e ci si aspetta nel giro di qualche anno una maggiore trasversalità di assortimenti e di canali, come accade all’estero con i drugstore, che offrono una proposta allargata tra farmaci, beauty mass market e cosmesi prestige. Tra i driver di maggiore crescita, gli imprenditori segnalano il social commerce, ovvero l’utilizzo strategico dei social media per finalità di vendita, e il social data enrichment, cioè la ricezione dei dati degli utenti social per arricchire i database e i crm aziendali.
di Vanna Assumma