Nel 2015, per la prima volta, il fatturato delle aziende in italia supera la soglia a dieci zeri. l’export È il driver principale, ma cresce anche il mercato interno: i consumi beauty superano quelli del 2011.
Negli ultimi anni, il fatturato dell’industria cosmetica in Italia si è avvicinato progressivamente ai 10 miliardi di euro, senza mai raggiungere questa quota. Ancora nei preconsuntivi di Cosmetica Italia relativi al 2015, si citava un valore della produzione pari a 9,7 miliardi di euro. Invece, la sorpresa è arrivata coi risultati finali: i dati consolidati superano l’obiettivo e registrano 10.030 milioni di euro di ricavi, ovvero +6,6% rispetto al 2014. ll rialzo è legato soprattutto all’export, il cui incremento raddoppia rispetto all’anno precedente e diventa double digit (+14,3%) a 3,8 miliardi di euro. Svolta importante anche per quanto riguarda il sell-out: i consumi di prodotti di bellezza in Italia crescono del 2,2% nel 2015, a 9,7 miliardi di euro, mentre precedentemente l’associazione delle imprese cosmetiche ipotizzava un rialzo molto più debole del mercato interno, che non raggiungeva il punto percentuale di incremento. Ne consegue che i consumi beauty in Italia hanno superato, l’anno scorso, il valore dei consumi registrato nel 2011 (9,6 miliardi di euro), anno in cui è iniziata la contrazione dello shopping di bellezza nella Penisola.
PROFUMERIE ALLA SVOLTA
Sul lato distribuzione, si consolida ulteriormente il già evidenziato cambio di rotta della profumeria che, l’anno scorso, ha messo a segno un +0,9%, primo dato positivo dopo anni di decrescita. “La svolta – racconta Andrea Positano, responsabile Centro Studi di Cosmetica Italia – da una parte è un rimbalzo fisiologico perchè ormai si era toccato il punto minimo delle vendite, ma dall’altra è un segnale chiaro che c’è una domanda che si orienta proprio in questo canale. Il successo delle catene lo conferma”. Del resto, è in atto un processo di innovazione nelle profumerie, teso alla costruzione di una chiara e moderna brand identity e al miglioramento del servizio, con l’ingresso in negozio di beauty assistent sempre più preparate. “Le profumerie – conclude Positano – devono investire sulla relazione con la clientela, aprendosi anche ai social e al digital. Anche perché hanno dietro l’angolo un concorrente agguerrito, che è la farmacia. I ‘negozi delle ricette’ si stanno attrezzando per vendere prodotti di bellezza con posizionamento alto, fascia di mercato che prima era riservata solo alle profumerie selettive”.
RALLENTA IL CALO DEGLI ACCONCIATORI
Per quanto riguarda i canali professionali, si prevede per il 2016 un rallentamento del calo di vendite presso gli acconciatori. I saloni hairstyle continueranno cioè a perdere in fatturato, ma meno di prima, grazie all’incremento dei trattamenti: prima del 2008, le donne si recavano dal parrucchiere per la tintura una volta ogni 33 giorni, negli anni successivi hanno dilazionato la loro presenza fino a una volta ogni 45 giorni, mentre nel 2016 è atteso un incremento della frequenza dei trattamenti. “Un’altra tendenza interessante – aggiunge il responsabile dell’area ricerche dell’associazione – è l’aumento dei cosmetici venduti nelle spa, che spesso sono private label, ma non mancano brand presenti nei canali professionali”. Un driver del successo delle vendite nelle spa è la costruzione di una shopping experience capace di stimolare il consumatore all’acquisto.
AVANZA IL DIGITAL
Il 2015 ha segnato anche un aumento dell’investimento pubblicitario delle imprese beauty in Italia. I dati non sono ancora disponibili, ma Cosmetica Italia prevede un deciso incremento del budget digital, anche perché le aziende hanno ormai capito l’importanza dello storytelling, cioè della narrazione del brand, che trova il suo terreno elettivo sui social network. L’e-commerce nel 2015 ha raggiunto quota 170 milioni di euro.
di Vanna Assumma