La filiera cosmetica italiana, con i suoi oltre 33 miliardi di euro di valore economico, si conferma, secondo un’indagine di Intesa Sanpaolo, un fattore di resilienza dell’economia del nostro Paese. Una filiera che privilegia approvvigionamenti diversificati e di breve distanza (118 km medi) e che, secondo uno studio realizzato da Althesys con il contributo del Centro Studi di Cosmetica Italia, ha prodotto nel 2021 uno ‘share value’ (valore condiviso) di 22,3 miliardi, equivalente all’1,25% del Pil dello stesso anno. “L’apporto della bilancia commerciale – afferma Benedetto Lavino, presidente di Cosmetica Italia – con oltre 3,2 miliardi di euro è un chiaro, ulteriore indicatore di quanto il settore impatti nella competitività del nostro Paese”.
Oltre all’apporto economico, il sistema filiera rappresenta un plus per la sua capacità di favorire la tracciabilità che in ambito cosmetico è un aspetto importante sia per la tutela della salute del consumatore finale sia per la protezione delle aziende produttrici dai mercati paralleli, quelli della contraffazione. La tracciabilità può evitare la circolazione commerciale di ‘falsi’, identificando univocamente un prodotto, registrando gli anelli della filiera che ha attraversato. L’Italia rispetto ad altri Paesi è più esposta al rischio di contraffazione data la sua ampia proposta di eccellenze made in Italy.
La tecnologia ha già iniziato a supportare la tracciabilità attraverso la digitalizzazione, fornendo al consumatore finale gli strumenti per rintracciare a ritroso (trace back) dove nasce e cosa c’è dietro un cosmetico. Molte software house propongono soluzioni fatte su misura per l’industria cosmetica. Un passo in più rispetto ai già utilizzati ‘Nfc’ e ‘Qr code’, efficaci contro la contraffazione purché siano dinamici e non statici, quindi più difficili da falsificare venendo aggiornati periodicamente dalle aziende. Tracciabilità è, infatti, sinonimo di lotta alla contraffazione e contrasto dei mercati paralleli.
Dal primo gennaio 2023 è entrato in vigore, inoltre, l’obbligo di etichettatura ambientale con le indicazioni relative al corretto smaltimento del packaging. “Da tempo i consumatori richiedevano questa etichettatura, poiché hanno sviluppato una forte consapevolezza sul versante ambientale – afferma Massimiliano Dona, presidente Unione nazionale consumatori -. Le giovani generazioni, soprattutto, valutano brand e prodotti anche in base all’attenzione che questi ultimi rivolgono alla sostenibilità e alla trasparenza”. La tracciabilità, dunque, oltre a garantire la sicurezza di un cosmetico, serve a mostrare la sostenibilità della filiera.
La volontà della filiera cosmetica è di operare sempre più come sistema per contrastare anche l’attuale contesto “instabile” come lo definisce Maurizio Marchesini, vicepresidente di Confindustria per le Filiere e le Medie Imprese, “fatto di inflazione, shortage delle materie prime, mancanza di personale specializzato”, ma anche per investire in Ricerca & Sviluppo sia con incentivi governativi sia continuando a reinvestire in innovazione il 6% del proprio fatturato, buona pratica già messa in atto dalle aziende del settore.
La versione integrale dello scenario sulla filiera cosmetica è disponibile sul numero 2 di Pambianco Beauty Magazine di Aprile/Maggio 2023.