Pandemia e lockdown hanno cambiato le abitudini beauty degli italiani e gli equilibri dei canali del mercato cosmetico. le aziende italiane non si lasciano cogliere di sorpresa e i fatturati delle top crescono, anche a doppia cifra.
La bellezza italiana supera la crisi ‘Pandemia’, e trova la strada per tornare a crescere. Le principali aziende della cosmetica in Italia, infatti hanno generato nel 2021 un aumento dei propri fatturati principalmente dalla riapertura delle profumerie, dal calo dei tamponi in farmacia e dalla voglia di tornare a fare shopping per bellezza e non per doveri di salute. I dati elaborati da Pambianco mettono proprio in luce questo scenario all’insegna della ritrovata positività che, a causa appunto della Pandemia, è anche difficile mettere a confronto con quelli dell’anno precedente. Nel 2021, le prime 20 aziende italiane della cosmetica hanno realizzato ricavi in netta crescita e nel dettaglio, quasi tutte delle società prese in esame dallo studio (18) hanno chiuso il 2021 con un aumento di fatturato. Per 14 di queste si è trattato di un salto in avanti a doppia cifra. La classifica delle top italiane suggerisce alcune riflessioni. Infatti ha messo in luce uno degli aspetti più interessanti del settore, che si può riassumere in un concetto: la sfida futura per le aziende è quella della multicanalità e, in un mercato sempre più multichannel occorre ragionare in termini di sovrapposizione anziché di sottrazione. Fuor di metafora, significa che il nuovo non va necessariamente ad eliminare le tradizionali architetture distributive, ma, anzi, le potenzia. E futuro e tradizione, appunto, possono non solo convivere, ma godere l’uno dei benefici dell’altro. Inoltre nel settore della cosmetica in Italia siamo ormai di fronte ad un mondo nel quale l’online e l’offline continuano a dialogare in modo proficuo e chi ha messo in atto questa strategia ne ha racconto i frutti nel 2021, ma ne genererà altrettanti negli anni a venire. La pandemia infatti ha accelerato la contaminazione tra i canali classici e le nuove forme e l’e-commerce è sempre più integrato nelle specializzazioni di canale tradizionali che accompagnano, con il rimbalzo dei touch point dall’online al punto vendita fisico e viceversa, la reciproca alimentazione degli atti d’acquisto.
IL PODIO NON CAMBIA
Andando più nel dettaglio dello studio Pambianco, a guidare la classifica dei big della bellezza italiana per dimensioni sale Sodalis Group che ha raggiunto nel 2021 quota 599 milioni di euro di fatturato in crescita dei oltre il 2 per cento. Sodalis è il gruppo italiano leader nei mercati Health, Beauty & Personal Care, una realtà altamente dinamica multi-brand e multi-canale con posizioni di forza in grande distribuzione, farmacia e profumeria. Il gruppo, attivo nel settore da più di 25 anni, ha una notevole storia di crescita organica e costanti acquisizioni e si è sviluppato grazie alla capacità di integrare ed espandere nuovi business.
Le divisioni aziendali più importanti sono quella Pharma, con i brand BioNike, Dermocosmesi numero uno in farmacia, ed Esi, tra le principali realtà italiane della Nutraceutica; la divisione Beauty, con i marchi Deborah Milano e Biopoint riconosciuti rispettivamente nel settore Make Up e Hair Care; la divisione FMCG, con marchi leader nella cura persona mass market come Tesori d’Oriente, Lycia, Leocrema, Vidal e Fresh & Clean.
Seconda in classifica EuroItalia con un fatturato 2021 pari a 539 milioni di euro in aumento del 44% rispetto all’esercizio passato. “Nel corso del 2021 – racconta il general manager Davide Sgariboldi – EuroItalia non ha mai rallentato sulla filiera di produzione, sugli investimenti pubblicitari e sul punto vendita; questa politica ha consentito alla nostra azienda di sfruttare appieno l’enorme ripresa della domanda dei nostri prodotti altamente fidelizzati durante il secondo semestre”.
Sul terzo gradino del podio c’è Kiko che ha beneficiato non solo della riapertura dei propri store fisici, ma anche delle vendite generate attraverso il proprio e-commerce diretto in 26 Paesi, che nel 2021 ha portato la società a crescere del 29% a 472 milioni di euro, cifra che sta tornando ad avvicinarsi ai 583 milioni fatturati del 2019. Fondata nel 1997 da Antonio e Stefano Percassi, è oggi controllata dalla holding Odissea e partecipata dalla Private Equity Peninsula, che detiene una quota del 38%. I prodotti Kiko sono venduti oggi in 46 Paesi, attraverso una rete di oltre 950 monomarca. Inoltre dallo scorso marzo Kiko ha affidato la guida del Gruppo a Simone Dominici, che ha preso il posto di amministratore delegato precedentemente ricoperto da Cristina Scocchia ora AD di Illy.
AVANTI A DOPPIA CIFRA
Scorrendo la classifica delle top italiane le aziende che sono cresciute di più sono in tutte le zone della classifica. Questo suggerisce che la dimensione, soprattutto in contesti di estrema volatilità come l’attuale non è più la sola carta vincenda da giocare, anche se sicuramente non è da sottovalutare. Questo perché all’aumento del giro d’affari delle aziende contribuisce in maniera sempre più decisiva la percentuale delle vendite online e la presenza sui social network per restare al passo con le esigenze dei consumatori e del mondo globale.
E’ il caso Micys Company (Pupa) che ha chiuso il 2021 con ricavi pari a 71 milioni di euro in crescita del 22%. “Nonostante il protrarsi della crisi pandemica da Covid 19 in particolare nel primo semestre – commenta Valerio Gatti CEO Micys Company – l’anno 2021 ha visto per Micys una netta ripresa delle attività commerciali sia nel mercato italiano che nei principali mercati esteri, con un importante recupero dei fatturati wholesale e retail che hanno registrato cumulativamente un +22%. Tali performance, unite alle importanti misure di efficientamento dei processi e contenimento dei costi, hanno consentito alla società di conseguire un rapido recupero di redditività con un margine operativo positivo (ebitda 5,7%) e il ritorno all’utile nell’esercizio. Ancora più positiva si è mostrata la dinamica finanziaria confermando una buona capacità di generazione di flussi di cassa a beneficio della già solida situazione patrimoniale e finanziaria del gruppo”.
In crescita double digit (+17%) anche Istituto Ganassini che ha archiviato il 2021 a 168 milioni di euro. Lo storico gruppo dermocosmetico con sede a Milano ha in porafoglio diversi marchi tra cui figurano anche Rilastil, Korff, Bioclin, Vidermina, Vitamindermina, Tonimer tra gli altri. “Il 2021 – sostiene il CEO Giuseppe Ganassini – ha registrato un forte rimbalzo dopo il periodo Covid sia a livello nazionale che soprattutto a livello internazionale. La resilienza, che il gruppo ha dimostrato nel 2019 e 2020, ha dato la spinta e la forza per ripartire con entusiasmo”.
LUCI e OMBRE SUL 2022
“Il 2022 – prosegue Ganassini – registra un consolidamento di questa tendenza anche se la crisi internazionale, gli sbalzi dovuti ai costi dell’energia, delle materie prime e la carenza delle stesse hanno creato non pochi problemi. Restiamo comunque fiduciosi di continuare a crescere anche nell’ultima parte dell’anno”.
Soprattutto l’onda d’urto del caro energia si fa sentire anche sull’industria cosmetica. E così anche Cosmetica Italia ha dovuto rivedere al ribasso le previsioni di crescita per quest’anno e il prossimo portandole rispettivamente a un +2,3%, a quota 12,1 miliardi di euro che segna comunque il ritorno ai livelli pre-crisi, e +3,3% rispetto a quelle fatte a gennaio che vedevano aumenti ben più elevati del 6,5% per il 2022 e del 6,6% per il 2023.
“Seppur impattato negativamente dalla crisi bellica tra Russia e Ucraina – incalza Gatti – il primo semestre 2022 di Micys Company ha mostrato il proseguimento del buon trend di recupero di fatturato del gruppo (+18% sul primo semestre 2021). L’effetto dell’aumento generalizzato dei costi delle merci ed energetici e dei rallentamenti globali della catena di approvvigionamento è stato ancora sufficientemente contenuto nella prima parte dell’anno, per cui la redditività di gruppo si è attestata nel primo semestre a livelli vicini a quelli di pari periodo del 2019. Il volume degli già ordini acquisiti rende ragionevole, per l’esercizio in corso, la prospettiva di un pieno ritorno ai dati economici pre-pandemici”.