Mercato in salute quello dell’industria del capello. Nel 2019 l’industria del capello ha confermato infatti di generare buone performance, seppur con una media di crescita leggermente inferiore rispetto all’anno precedente. Secondo la consueta analisi condotta da Pambianco sui fatturati delle principali aziende italiane di haircare (che esclude le filiali delle multinazionali), la top ten ha realizzato in media un incremento dei ricavi del 5,9 per cento. Se nel 2018 la classifica aveva evidenziato picchi di crescita e cali sostanziosi, quella del 2019 è piuttosto equilibrata con un solo dato negativo, e performance in genere in linea con la media. Tornando all’analisi di Pambianco, la top ten è capitanata da Alfaparf che domina la graduatoria con 243 milioni di euro, seguita da Davines che mette a segno un progresso di quasi il 10% arrivando a 163 milioni, mentre Agf88 holding mantiene saldo il terzo posto, forte di un incremento del 9% a 123 milioni.
Anche nel 2019, gran parte del merito del buon andamento del settore haircare italiano è attribuibile all’estero, voce che in genere supera il 50% del fatturato dei principali gruppi haircare. Ma c’è da aggiungere che segnali positivi arrivano anche dal mercato interno e dai canali dei professionisti. In Italia, secondo Cosmetica Italia, nel 2019 si è stabilizzata la ripresa delle frequentazioni dei centri estetici e dei saloni d’acconciatura ed il mercato dei prodotti cosmetici nel canale degli acconciatori è cresciuto del 2% per un valore di poco meno di 600 milioni.
Fin qui il mondo pre-Covid. Perché per le aziende di prodotti per capelli il 2020 è stata una grande incognita. Ma riserva anche interessanti sorprese nonché movimenti di mercato. Primo elemento da non trascurare è il fatto che il settore dei centri professionali è stato costretto a chiudere nella prima metà dell’anno a causa delle misure restrittive (ma è stato escluso dai lockdown nella seconda ondata della pandemia) e questo, ovviamente, ha pesato sui conti. Quindi tra le prossime sfide del mondo haircare, oltre al capitolo sostenibilità ben presente da tempo nel Dna delle aziende, ci sono le vendite online, modalità che ha trovato riscontri interessanti soprattutto nel periodo del lockdown. Attualmente, l’e-commerce difficilmente supera il 5-7% del turnover delle aziende in media e manterrà probabilmente un peso piuttosto limitato, una strategia frutto della volontà di mantenere nelle vendite dirette un profilo basso e non concorrenziale con il canale dei professionisti del beauty.
L’approfondimento sull’analisi dei fatturati haircare sarà pubblicato sul prossimo Pambianco Beauty magazine di dicembre 2020.