Il pubblico chiede e il mercato risponde. I prodotti naturali e certificatI , in Italia, hanno registrato nel 2017 un giro d’affari di oltre un miliardo di euro.
Cosmesi naturale, un trend in crescita continua. Cosmetici verdi, biologici, ecologici, sostenibili, senza ingredienti chimici attraggono i consumatori di tutto il mondo tanto che, a livello globale, il valore del mercato dei prodotti di bellezza ‘green’ è di 45,8 miliardi di euro. Anche i dati del mercato della cosmesi in Italia puntano verso una corrente ben precisa: il futuro sarà green, ecocompatibile ed eticamente corretto. Nel nostro Paese, secondo le elaborazioni del Centro Studi di Cosmetica Italia, per la prima volta nel 2017 il fatturato delle ‘aziende verdi’ ha raggiunto il miliardo e 100 milioni di euro. La scelta di vivere sempre più all’insegna della naturalità si riflette anche a livello globale con vendite green in aumento a doppia cifra in diversi Paesi europei: nel 2017 nel solo Regno Unito, il giro d’affari di prodotti di bellezza biologici è salito del 24%, mentre nel mercato francese i cosmetici biologici hanno generato un fatturato di circa 480 milioni di euro, con una crescita annuale dell’8% in un mercato dove la cosmetica ha subito il suo calo più sensibile in dieci anni (Npd). Il successo del naturale in Italia si misura anche dalla crescita del canale erboristeria che lo scorso anno ha raggiunto un valore di 440 milioni di euro e il 4,4% di tutti i cosmetici venduti durante l’anno. Valori confermati anche dai confronti sulle propensioni all’acquisto rilevati da una ricerca del Centro Studi di Cosmetica Italia e che dimostrano “che sempre più consumatori esprimono interesse verso tutto il mondo del naturale e del verde, affezionati ai cosmetici di derivazione naturale”. Il trend ha convinto le grandi multinazionali che stanno creando, in house o attraverso acquisizioni, vere e proprie divisioni green. è il caso di Unilever che ha da poco acquisito il 75% di Equilibra, azienda italiana che commercializza prodotti dedicati alla cura della persona e al benessere. O di L’Oréal che sta espandendo il suo portafoglio brand nel green con il lancio sul mercato francese di La Provençale Bio, un nuovo marchio biologico destinato alla grande distribuzione. A dire il vero c’è chi la filosofia green l’ha sposata da anni, ben prima che diventasse di moda. Aziende come Weleda, la cui storia ha inizio nel 1921 dall’incontro tra un medico olandese, un filosofo austriaco e un chimico e farmacista tedesco, tuttora resta un punto di riferimento del settore a livello mondiale con un fatturato di oltre 400 milioni di euro. Oppure L’Erbolario, l’azienda italiana che nel Parco Adda Sud, vicino a Lodi, ha fatto dell’etica la sua bandiera. Nata dal sogno di Franco Bergamaschi e della moglie Daniela Villa, “partiti dal retrobottega di un piccolo negozio di Lodi”, dopo 40 anni hanno trasformato L’Erbolario in una realtà internazionale con oltre 170 negozi e 81 milioni di ricavi.
ETICHETTE NATURALI
Ma quanto deve esserci di ‘naturale’ in un prodotto per essere etichettato tale? La situazione è ancora molto poco chiara con grande possibilità di equivoci e confusione tra bio, organico o naturale. Secondo alcuni la differenza sostenziale è sulla percentuale di ingredienti usati nella sua formulazione: i cosmetici naturali sono in genere quelli formulati con ingredienti derivanti da estratti vegetali, mentre i cosmetici eco-bio sono invece formulati sempre con materie prime vegetali, ma provenienti per lo più da agricoltura biologica, estratte con metodi non inquinanti, e ricavate da fonti rinnovabili. La differenza consiste per alcuni anche nel metodo di lavorazione. Per questo motivo un cosmetico biologico è detto anche organico. In questi prodotti, l’attenzione all’ecologia si rivela anche nel packaging che è realizzato con materiali riciclati e biodegradabili. Secondo la classificazione di Natrue, il principale standard internazionale sulla cosmesi biologica e naturale, la cosmesi naturale usa ingredienti naturali o di origine naturale per il 95%, mentre la cosmesi biologica contiene un minimo del 95% di ingredienti biologici sul totale degli ingredienti naturali, quindi è ammesso un utilizzo di additivi per un massimo del 5% (che serve per garantire la sicurezza del cosmetico). Organico invece è il prodotto che ha un un minimo del 98% di ingredienti biologici sul totale degli ingredienti naturali. Un cosmetico biologico deve essere privo di derivati di origine petrolifera, paraffine, formaldeide e sostanze sintetiche: per accertarsene occorre leggere la nomenclatura Inci (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients), oppure affidarsi e fidarsi delle certificazioni che ciascun prodotto riporta sulla confezione. In Italia i principali sono il Ccpb (Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici) e l’Icea (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale), che devono verificare che tutte le regole fissate negli standard vengano rispettate. L’Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura ecologica) invece, rilascia la certificazione alle aziende specializzate nella fitocosmesi che certificano che nei loro cosmetici biologici almeno il 95% degli ingredienti (compresi gli eccipienti) sono derivati di piante coltivate secondo i dettami dell’agricoltura biologica. Tra gli enti internazionali con i criteri più severi c’è invece Natrue, da sempre attiva contro il fenomeno del ‘greenwashing’, ovvero la tendenza a spacciare per naturali e bio prodotti che in realtà non lo sono. “Il marchio Natrue – afferma il DG Mark Smith – attesta la naturalezza e l’autenticità dei cosmetici che non possono contenere oli minerali, siliconi, ogm, microsfere, profumi sintetici o conservanti come i parabeni. Inoltre, per proteggere l’ambiente, lo standard stabilisce i requisiti per la biodegradabilità di alcuni ingredienti e ovviamente è vietata la sperimentazione sugli animali. Grazie alla rigidità e trasparenza che caratterizzano il nostro standard, il marchio Natrue è diventato un punto di riferimento per i cosmetici naturali e biologici”.
LA BELLEZZA PASSA DAL RISPETTO
Ma oggi non basta essere buoni ‘solo dentro’. Sempre più marchi cosmetici sposano, infatti, la causa ambientalista, scegliendo metodi di produzione rispettosi e ingredienti green di provenienza sicura. “Restituire alla terra parte di ciò che ci dona ogni giorno. Crediamo in una bellezza impegnata, rispettosa del pianeta e degli uomini”. È questa la filosofia che si cela dietro al marchio di cosmetica naturale Caudalie, fondato vent’anni fa da Mathilde Thomas insieme al marito Bertrand tra i vigneti di famiglia nella campagna di Bordeaux in Francia. Ogni anno, il marchio membro dell’associazione “1% for the Planet”, si impegna a devolvere l’1% del suo fatturato globale a sostegno di associazioni impegnate nella tutela dell’ambiente: contro la deforestazione, a favore della biodiversità e delle comunità indigene. Fino a oggi, Caudalie ha devoluto più di 8 milioni di euro alle associazioni per sostenere questi progetti. “Credo in un pianeta più verde – sostiene la fondatrice Mathilde Thomas – e in una cosmetica più impegnata. Formulo i miei prodotti per tutte le donne che, come me, non vogliono dover scegliere tra efficacia ed ingredienti naturali, tra glamour ed ecologia”.
PROBLEMA PLASTICA
Oggi, un altro problema ‘caldo’ è trovare soluzioni eco compatibili per ridurre la plastica nel packaging: le confezioni dei prodotti di bellezza da sole sono responsabili del 40% del totale dei rifiuti in plastica. Ecco perché le aziende ‘verdi’ stanno cercando di sensibilizzare e cambiare le proprie politiche in modo da salvaguardare l’ambiente offrendo soluzioni più eco sostenibili. è il caso di Lush che non solo da anni sviluppa prodotti solidi e senza confezione, ma ha aperto a Milano il primo store al mondo del brand che vende solo prodotti ‘nudi’, per sensibilizzare a un futuro di una cosmesi totalmente priva di plastica.“L’esigenza di ridurre radicalmente l’utilizzo di packaging è cruciale per Lush – sottolinea Alessandro Andreanelli CEO di Lush Italia – e il futuro della cosmesi deve andare di pari passo con la salvaguardia del pianeta. Ne è un esempio l’apertura del primo negozio Naked al mondo, a rappresentare il futuro della cosmesi secondo Lush: prodotti totalmente privi di packaging per ridurre gli sprechi e intraprendere un viaggio con i consumatori per un impatto sempre minore sul pianeta. I prodotti nudi rappresentano uno dei principali focus del dipartimento di R&D e rappresentano il 42,9% della gamma totale dei prodotti Lush”. No a overpackaging, involucri e imballi secondari che spesso finiscono per essere gettati subito dopo l’acquisto anche per OW Agricosmetica che confeziona tutte le formule del marchio Oway, ricchissime di ingredienti naturali, solo in contenitori di vetro e alluminio che sono riciclabili al 100% e per un numero infinito di volte. “In Organic Way partiamo dalla terra, dove nasce la vita – rivela Alessandra Ciccotosto trade marketing & communication manager – e Ortofficina è il nostro campo, sulle colline bolognesi, dove applichiamo il metodo biodinamico e coltiviamo piante officinali”. Il profondo legame con la natura e il completo rispetto dei suoi ritmi hanno portato l’azienda ad abolire anche l’utilizzo di fertilizzanti minerali sintetici e pesticidi chimici. “Ci prendiamo cura del terreno prima di procedere alla semina – prosegue la manager – affinché si depuri e si rinforzi, nutrendolo con preparati che distribuiamo assecondando i ritmi delle stagioni, le latitudini, i bisogni di ogni arbusto e le fasi della luna. Al momento del raccolto, otteniamo frutti, semi, boccioli e foglie più puri e ricchi di principi attivi concentrati”.
di Chiara Dainese