Le analisi del Centro Studi di Cosmetica Italia evidenziano che il 39,4% della produzione conto terzi venduta in Italia è destinata ad aziende operanti nella grande distribuzione, il 28,3% va invece al canale professionale (acconciatori), il 28,1% alle aziende che distribuiscono in farmacia e il 23,4% a quelle che si rivolgono alla profumeria. Simile la ripartizione per la produzione dei terzisti che va all’estero: il 46,7% va alle imprese attive nella grande distribuzione, il 37% a quelle che operano in farmacia e il 27,1% alle società che lavorano con le profumerie. Va detto che la quota export è molto alta, il 78% della produzione conto terzi supera le Alpi, mentre il 22% rimane in Italia.
Sempre secondo Cosmetica Italia, il fatturato del terzismo si approssima nel 2017 ai 1,3 miliardi di euro, con una produzione media di 29 milioni di
pezzi. Le aziende si concentrano soprattutto in Lombardia e hanno un ebitda sugli oneri finanziari pari al 10,1%, secondo solo alle aziende che operano in farmacia. Questa caratteristica spiega la storica vocazione all’investimento in ricerca e innovazione dei terzisti italiani, che si quantifica in circa il 5% del fatturato.