La tracciabilità della filiera in ambito cosmetico è necessaria sia per la tutela della salute del consumatore finale sia per la protezione delle aziende produttrici dai mercati paralleli.
Prende avvio dalla chimica di base, passa attraverso la produzione di eccipienti, principi attivi e fragranze per giungere alla produzione e confezionamento del cosmetico pronto all’uso, sempre affiancata da complesse fasi di ricerca, sviluppo e controllo, e completata dalla produzione di imballaggi specializzati. Il tutto sottoposto a un rigido impianto normativo. È la filiera cosmetica italiana che, con i suoi oltre 33 miliardi di euro di valore economico, si conferma, secondo un’indagine di Intesa Sanpaolo, un fattore di resilienza dell’economia del nostro Paese. Una filiera che privilegia approvvigionamenti diversificati e di breve distanza (118 km medi) e che, secondo uno studio realizzato da Althesys con il contributo del Centro Studi di Cosmetica Italia, ha prodotto nel 2021 uno ‘share value’ (valore condiviso) di 22,3 miliardi, equivalente all’1,25% del Pil dello stesso anno. “L’apporto della bilancia commerciale – afferma Benedetto Lavino, presidente di Cosmetica Italia – con oltre 3,2 miliardi di euro è un chiaro, ulteriore indicatore di quanto il settore impatti nella competitività del nostro Paese”. “La filiera è il metodo industriale italiano – commenta Maurizio Marchesini, vicepresidente di Confindustria per le Filiere e le Medie Imprese -, per questo va sostenuta, soprattutto ora che sta attraversando importanti transizioni, quali quella energetica e digitale”. Un sistema che investe molto in Ricerca & Sviluppo e si afferma anche all’estero: “è prodotto da imprese italiane il 67% del make-up consumato in Europa e il 55% di tutto il make-up consumato a livello mondiale”, ha sottolineato il presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, in occasione dell’assemblea pubblica di Cosmetica Italia, definendo il settore come “uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy ed elemento trainante della nostra economia”.
INGREDIENTI TRACCIABILI
Oltre all’apporto economico, il sistema filiera rappresenta un plus per la sua capacità di favorire la tracciabilità che in ambito cosmetico è un aspetto importante sia per la tutela della salute del consumatore finale sia per la protezione delle aziende produttrici dai mercati paralleli, quelli della contraffazione. “In alcuni Paesi che non rivolgono grande attenzione alla tracciabilità, il fatto che le materie prime siano prodotte in regime di monopolio, o quasi, rende ancora più difficoltoso pretenderla – afferma Maria Antonietta Zappatore, project development manager di Hsa Cosmetics, sottolineando come si debba partire dalle materie prime per avviare una catena virtuosa -. Specialmente in determinate categorie, fatichiamo a ottenere la documentazione necessaria per soddisfare le regolamentazioni italiane ed europee, più stringenti ma necessarie per scongiurare la presenza di metalli pesanti o altre sostanze nocive per la salute”.
La tracciabilità può evitare la circolazione commerciale di ‘falsi’, identificando univocamente un prodotto, registrando gli anelli della filiera che ha attraversato. L’Italia rispetto ad altri Paesi è più esposta al rischio di contraffazione data la sua ampia proposta di eccellenze made in Italy. “D’altronde, viene copiato ciò che offre un valore aggiunto – chiosa Zappatore che aggiunge quanto il boom degli acquisti online, avviato in pandemia, abbia reso più difficile la protezione dei marchi -. Molte persone hanno avuto una maggiore esposizione ai cosmetici contraffatti. Un danno per la salute, per l’industria, per il made in Italy e per lo Stato, poiché su questi prodotti non vengono pagate le tasse”.
TRACK&TRACE VS MERCATI PARALLELI
La tecnologia ha già iniziato a supportare la tracciabilità attraverso la digitalizzazione, fornendo al consumatore finale gli strumenti per rintracciare a ritroso (trace back) dove nasce e cosa c’è dietro un cosmetico. Molte software house propongono soluzioni fatte su misura per l’industria cosmetica. “Negli ultimi anni – spiega Zappatore – sono state sviluppate diverse soluzioni innovative per la tracciabilità ‘end-to-end’ che certifica l’intero ciclo di vita di un prodotto, creando una sorta di carta d’identità digitale. Questi software raccolgono e connettono dei dati e li trasmettono in informazioni, li elaborano per dare un valore aggiunto al cosmetico”. Risposte utili alle domande di un pubblico sempre più consapevole ed esigente che vuole sentirsi tranquillo sulla sicurezza degli ingredienti, anche chimici, che applica sul proprio corpo ed evitare effetti collaterali sgradevoli. Un passo in più rispetto ai già utilizzati ‘Nfc’ e ‘Qr code’, efficaci contro la contraffazione purché siano dinamici e non statici, quindi più difficili da falsificare venendo aggiornati periodicamente dalle aziende.
“Riuscire a tracciare i propri prodotti e risalire ai singoli lotti delle materie prime utilizzate, il lotto fornitore e la certificazione che accompagna ogni lotto, così come il metodo produttivo e la provenienza di tali materie prime, è sicuramente un punto di forza che contraddistingue Intercos – afferma Patrizia Valsesia, PhD, Intercos raw material laboratory senior manager -. Ogni fase della lavorazione viene etichettata e identificata con codici univoci, riconducibili al singolo articolo, al cliente e alla data di realizzazione. Solo una gestione accurata di questo tipo permette di risalire in qualsiasi fase della filiera produttiva ad eventuali non conformità ed intervenire prontamente con azioni correttive”. Tracciabilità è, infatti, sinonimo di lotta alla contraffazione e contrasto dei mercati paralleli. “Ad oggi il problema dei prodotti emessi sui mercati paralleli risulta in un enorme potenziale pericolo anche per la nostra salute – prosegue Valsesia -. Infatti, i cosmetici contraffatti sono realizzati con ingredienti di bassa qualità e che non sono stati adeguatamente controllati, è quindi più facile riscontrare tracce di ingredienti nocivi”.
SENSIBILIZZARE IL CONSUMATORE
Il consumatore oggi è sempre più attratto dalla proposta cosmetica considerata dal 75% ‘bene di prima necessità’, secondo un’indagine di Cosmetica Italia; lo conferma il fatto che ogni individuo utilizzi otto prodotti al giorno in media. Interesse che si ripercuote sulle vendite, come provano i dati registrati dal settore nel 2022: oltre 13 miliardi di euro e stima di chiusura 2023 oltre i 14 miliardi con un incremento di oltre 2 miliardi (+9,3%) rispetto al periodo pre-Covid. Una crescita che, però, deve molto anche alle esportazioni che nel 2022 hanno registrato un anno record con 5,6 miliardi. Dall’altro lato, però, non sempre chi acquista è consapevole del valore del marchio o della qualità e provenienza del prodotto. “Bisogna insegnare al consumatore che la selezione accurata delle materie prime, così come la sostenibilià ambientale, non sono solo discorsi di facciata, ma hanno un impatto concreto sul prodotto”, afferma Zappatore.
FUTURO SOSTENIBILE
Dal primo gennaio 2023 è entrato in vigore l’obbligo di etichettatura ambientale con le indicazioni relative al corretto smaltimento del packaging. “Da tempo i consumatori richiedevano questa etichettatura, poiché hanno sviluppato una forte consapevolezza sul versante ambientale – afferma Massimiliano Dona, presidente Unione nazionale consumatori -. Le giovani generazioni, soprattutto, valutano brand e prodotti anche in base all’attenzione che questi ultimi rivolgono alla sostenibilità e alla trasparenza”. La tracciabilità, dunque, oltre a garantire la sicurezza di un cosmetico, serve a mostrare la sostenibilità della filiera. “Seguendo i princìpi della Clean Revolution – afferma Valsesia -, la nostra azienda si impegna a selezionare ingredienti cosmetici che siano sia sicuri ed efficaci che sostenibili, investendo nella ricerca e nell’innovazione affinché sia possibile ridurre la carbon footprint dei prodotti finali”.
Il processo di selezione e codifica delle materie prime, valido a livello di Gruppo, si applica sia alle materie prime acquistate da Intercos che, ove possibile, a quelle richieste specificatamente dal cliente. In seguito alla ricezione della richiesta di acquisto di una determinata materia prima, vengono valutati differenti possibili fornitori e i campioni devono essere accompagnati da un set di certificazioni e documentazione tecnica, tossicologica e di conformità. Solo in seguito, la materia prima può essere utilizzata all’interno delle formulazioni. “Intercos sviluppa materie prime esclusive e proprietarie sulle quali riusciamo a governare la sostenibilità a 360° – conclude Valsesia -, favorendo l’utilizzo di precursori di origine naturale e governando un processo di produzione sostenibile, che viene costantemente ottimizzato”. La volontà della filiera cosmetica è di operare sempre più come sistema per contrastare anche l’attuale contesto “instabile” come lo definisce Marchesini, “fatto di inflazione, shortage delle materie prime, mancanza di personale specializzato”, ma anche per investire in Ricerca & Sviluppo sia con incentivi governativi sia continuando a reinvestire in innovazione il 6% del proprio fatturato, buona pratica già messa in atto dalle aziende del settore. L’obiettivo di una filiera tracciabile e di qualità, secondo le parole del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è di “far percepire il Made in Italy all’estero non come mera etichettatura di un luogo di produzione, ma come stile di vita di eccellenza”.