Il 2021 rappresenta l’anno della ripresa per il mercato dell’haircare professionale, sebbene nel 2020 il comparto abbia retto all’impatto della pandemia registrando solo una lieve flessione, confermando la propria resilienza. Evidenza dimostrata anche dai dati emersi dall’analisi condotta da Pambianco sui fatturati delle principali aziende italiane di haircare (che esclude le filiali delle multinazionali) che rileva una crescita collettiva, per molti a doppia cifra. Sul podio, si consolida in prima posizione Alfaparf Milano con 269 milioni di euro di fatturato, in incremento del 32% sul 2020. Seguono, in seconda e terza posizione, Davines e Agf88 Holding, rispettivamente con 192 milioni (+25%) e 179 milioni (+11%).
A determinare la performance di Agf88 Holding, una strategia elaborata sulla sostenibilità dell’intera filiera, come approccio trasversale a tutti i brand, e sulla diversificazione, con una focalizzazione dei quattro brand principali e il lancio del nuovo marchio ‘premium’ Sinesia che nel giro di un anno ha raggiunto circa dieci distributori a livello internazionale e, in Italia, è entrato in saloni di target medio-alto. Un brand non solo focalizzato sui capelli, ma anche sulla pelle dal collo in su.
La seconda classificata, Davines, cresciuta costantemente a doppia cifra negli ultimi undici anni, è presente in Italia, a Parma con il Davines Group Village, e ha filiali a New York, Londra, Parigi, Città del Messico, Deventer (Olanda), Hong Kong e Shanghai. “Con 700 collaboratori nel mondo, operiamo in 86 Paesi con l’obiettivo di espanderci sempre di più. Con 58 formule concepite, il brand Davines dedicato all’haircare, oggi vede 45mila saloni professionali affiliati, mentre il marchio Comfort Zone 5.600 centri e spa nel mondo”, chiosa Davide Bollati, presidente del Gruppo Davines, che spiega come le performance del gruppo dipendano da una strategia chiara fondata sulla ‘bellezza sostenibile’, ideale aspirazionale di un modello di impresa “responsabile che impatti positivamente sulla società in tutti i suoi aspetti”.
La capacità del settore haircare di reagire e resistere alle crisi dipende dal suo dinamismo, ovvero dalla sua capacità di innovare le proprie proposte andando incontro alle richieste di un consumatore che oggi si identifica in primis con una volontà ambientalista e con la conseguente ricerca di prodotti sostenibili, sia per ingredienti sia per l’impatto della loro produzione sul pianeta.
Il desiderio, del consumatore, di sperimentare nuovi prodotti e brand sta spingendo le aziende, dunque, ad ampliare l’offerta di gamma, che passa attraverso la proposta di ingredienti vegani e formule meno aggressive per capelli e cuoio capelluto. Ma per poterlo fare serve una crescita dimensionale delle aziende. Ne è convinto Giorgio Milani di Diapason Cosmetics Milano, una delle società appartenenti a Lisap Laboratori Cosmetici azienda che è cresciuta nel 2021 del 14% toccando quota 28 milioni, dei quali il 50% deriva dal mercato italiano e il restante 50% dall’estero con l’Europa come mercato principale, mentre fuori dall’Europa, l’azienda è presente con filiali in Australia, Stati Uniti e Malesia. “A fronte di un mercato che tende a polarizzarsi con l’ingresso di fondi d’investimento, la nostra intenzione è quella di diventare un gruppo: dall’anno prossimo presenteremo un bilancio consolidato con l’idea di raggiungere i 60 milioni di fatturato, attraverso alleanze e aggregazioni di aziende, dopo un 2021 attorno ai 53 milioni”, spiega sottolineando l’importanza della dimensione per competere sul mercato.
La versione integrale dell’Analisi sulle Top 10 aziende di haircare professionale nel 2021 è disponibile sul N° 6 di Pambianco Beauty Magazine