Jean Madar, Chairman of the Board and CEO di InterParfums, racconta quarant’anni di eccellenza nel settore fragranze e sottolinea la centralità del mercato italiano dopo l’acquisizione della licenza di Salvatore Ferragamo.
Salvatore Ferragamo, Montblanc e Moncler sono solo alcune delle ventidue maison del lusso che si sono affidate a InterParfums per lo sviluppo e la distribuzione della loro anima olfattiva. Fondata nel 1982 da Philippe Benacin e Jean Madar, la società è quotata al Nyse di New York e all’Euronext di Parigi. Capace di unire sartorialità e spirito industriale da lavoro a 600 dipendenti e ogni anno produce 40 milioni di bottiglie di profumo che raggiungono oltre 120 Paesi al mondo. Come spiega Jean Madar, Chairman of the Board e CEO di InterParfums, il futuro è costellato di opportunità e sfide che potranno includere anche nuove acquisizioni.
Quarant’anni di esperienza nel settore. Come è cambiata InterParfums e quali sono i suoi codici distintivi?
Pensiamo alla nostra company come ad una start up di quarant’anni. Certo il traguardo del miliardo di vendite è di grande soddisfazione e non solo per noi, per tutti i nostri collaboratori, fornitori e per i nostri marchi. Vogliamo mantenere lo spirito originale di imprenditorialità e visione con cui siamo partiti e che ci ha portato prima, nel 1985, a quotarci alla Borsa di New York e successivamente nel 1995 all’Euronext di Parigi: non si tratta esattamente della stessa azienda, la realtà americana controlla quella francese, ma trentacinque anni fa era consuetudine procedere in questo modo. Ci piace essere una public company perché esserlo ci ha portato la disciplina, una qualità imprescindibile per tenere i conti in ordine, per la definizione dei budget e del rispetto degli stessi. Non solo, l’essere una società quotata ci ha dato anche la visibilità che sicuramente in questo contesto è un valore aggiunto.
Cosa ha comportato questa esposizione?
Noi non possediamo molti brand, lavoriamo su licenza e quando c’è una quotazione pubblica, il mercato ti guarda in modo più trasparente. Noi siamo contenti di poter dire che negli ultimi cinque anni abbiamo messo a segno una forte accelerazione e questo nonostante avessimo perso la licenza delle fragranze di Burberry, che ha scelto di affidarsi ad un altro partner industriale, per cui abbiamo perduto il 50% del nostro business in un anno. Così ci siamo riposizionati ricostruendo il business, siglando accordi con nuove realtà, da Montblanc a Jimmy Choo e molte altre, fino ad arrivare ad avere un portafoglio straordinario ed interessante. Oggi nessuno dei nostri marchi pesa più del 15/20% e questo ci permette di essere in una situazione migliore.
Parlava di un miliardo di vendite, ma ovviamente la dimensione è relativa ai player e ai concorrenti…
Noi ci sentiamo molto piccoli rispetto a player come L’Oréal e Coty, e vogliamo continuare a sentirci così, perché è fantastico essere quelli che lanciano le sfide. Quando le aziende di altri settori pensano alla propria fragranza vedono i soliti gruppi, alcuni in Italia, alcuni in Francia, e noi siamo sempre dei buoni concorrenti. Per esempio abbiamo preso la licenza Montblanc, da Procter & Gamble, che è un’azienda fantastica, ma per anni non è riuscita a gestirla oltre un certo livello. Noi siamo riusciti a ricostruire la brand awareness di Montblanc con la divisione fragranza che vale circa 250 milioni di dollari. Abbiamo preso anche altri brand come Guess da Coty, che valeva 50/60 milioni di dollari e in tre anni ne abbiamo raddoppiato il valore. Non siamo dei maghi, ma quando prestiamo l’attenzione e l’energia corretti i risultati arrivano velocemente.
Avete due sedi principali, negli Stati Uniti e in Francia, ma da qualche mese vi state concentrando sul mercato italiano. Perché?
L’Italia è decisamente importante in particolar modo per la licenza con Salvatore Ferragamo. All’interno del contratto c’era un obbligo, un vincolo che era difficile da ottemperare, ma poteva essere una grande opportunità: Ferragamo voleva che il prodotto fosse realizzato in Italia e voleva che noi assumessimo i loro dipendenti attivi. Grazie alla presenza sul territorio, stiamo lavorando con fornitori locali e con la filiera italiana, abbiamo sviluppato business con grandi aziende e persone che hanno conoscenze del settore, che sono difficili da trovare, e sono una risorsa rara. Quindi è stato bello perché abbiamo conosciuto meglio l’Italia e abbiamo reso questo Paese parte del nostro sviluppo. Per il mercato italiano abbiamo importanti obiettivi di crescita e per questo motivo abbiamo deciso di creare una filiale per sfruttare il know-how del made in Italy anche per tutti gli altri brand.
In particolare che obiettivi avete su Ferragamo?
Il nostro obiettivo è preservare l’heritage di Ferragamo come brand di alta qualità artigianale e di utilizzare questa reputazione per consolidare Ferragamo come marchio leader nelle fragranze di lusso sfruttando la forza di InterPafums per diventare uno tra i primi 5 principali player mondiali specializzati in fragranze. Infine per quanto riguarda l’espansione, dobbiamo consolidare prima la presenza del marchio Ferragamo nel mondo dei profumi e soprattutto a livello mondiale dobbiamo avere maggiore penetrazione in tutti i mercati fondamentali e per farlo abbiamo concentrare in questo tutte le nostre risorse.
Pensate che sia un mercato che possa continuare a crescere?
InterParfums è un pure player nell’ambito delle fragranze. Continueremo a sviluppare il nostro portafoglio di brand, e credo che la crescita del segmento fragranze continuerà: nell’ultimo trimestre, siamo arrivati a un aumento del 20/25% e ci aspettiamo di continuare così.