La divisione Consumer healthcare di Gsk–GlaxoSmithKline è nel mirino di Unilever. Di fatti, Gsk ha comunicato di aver rifiutato le prime tre offerte pubbliche di acquisto da parte della multinazionale britannica, delle quali una del valore di 50 miliardi di sterline (60 miliardi di euro) ricevuta il 20 dicembre 2021. Se l’operazione andasse a buon fine, si tratterebbe di uno dei takeover più grandi mai realizzati sulla piazza di Londra, ma la società farmaceutica crede che sia stato sottostimato il potenziale di crescita e la capacità di realizzare sinergie nel settore della salute dei consumatori.
Parallelamente, Unilever ha spiegato che non si arrenderà in quanto considera la business unit Consumer healthcare di Gsk (della quale Pfizer detiene il 32%) “una scelta strategica forte” e “creerebbe una scala e una piattaforma di crescita per il portafoglio combinato negli Stati Uniti, in Cina e in India, con ulteriori opportunità in altri mercati emergenti”.
Dopo la diffusione del rifiuto da parte di Gsk le azioni di Unilever sono crollate di circa sei punti base alla Borsa di Amsterdam. Secondo gli analisti, inoltre, la potenziale acquisizione di questo valore potrebbe rivelarsi azzardata. Unilever ha fatto sapere che il board “ha avviato un ampio processo di revisione dei percorsi strategici per riposizionare il portafoglio di Unilever in categorie a maggiore crescita” e la società è arrivata alla conclusione che “a futura direzione strategica di Unilever prevede l’espansione della presenzanei settori salute, bellezza e igiene, che offrono tassi più elevati di crescita sostenibile del mercato, con significative opportunità di guidare la crescita attraverso investimenti e innovazione e facendo leva sulla forte presenza di Unilever nei mercati emergenti”. Il Cda ha anche concluso che le grandi acquisizioni dovrebbero essere accompagnate dalla dismissione accelerata di marchi e attività a crescita intrinseca più bassa.