Il settore del beauty sta vivendo un’importante trasformazione verde, e la sostenibilità sta acquisendo sempre più rilievo nelle decisioni strategiche delle case di cosmetica, guidando la creazione e lo sviluppo dei prodotti. Solo pochi mesi fa, però, Greenpeace ha lanciato l’allarme su quanti ingredienti in plastica siano ancora contenuti in rossetti, lucida labbra, mascara, cipria e fondotinta, che entrano in contatto giornalmente con occhi e bocca. Nel report ‘Il trucco c’è ma non si vede’, l’organizzazione ambientalista ha verificato la presenza di questi materiali, sia nelle liste degli ingredienti sia attraverso indagini di laboratorio, nei trucchi di undici marchi. Anche la società Quantis ha elaborato la ricerca ‘Make Up the Future: Levers of change for a sustainable cosmetics business’ che mappa le azioni urgenti che i brand attivi negli ambiti della cosmesi e prodotti per la cura della persona devono prendere in considerazione per conciliare la sostenibilità e le sfide future del business. Le stime di Quantis basate sui dati esistenti collocano infatti il contributo del settore beauty alle emissioni globali di gas a effetto serra (GHG) tra lo 0,5% e l’1,5 per cento.
Ma c’è di più. Come emerge dall’Indagine Congiunturale, presentata dal Centro Studi di Cosmetica Italia, la domanda di questo genere di prodotti sostenibili e green è un trend in costante crescita nel mondo della cosmesi, così come in altri comparti. In Italia il valore dei cosmetici a connotazione naturale/biologica è di 778 milioni di euro, mentre quello dei cosmetici sostenibili/green è di 876 milioni di euro. La sovrapposizione dei due insiemi, ovvero delle imprese che adottano processi o producono cosmetici legati alla sostenibilità e di quelle che fabbricano cosmetici a connotazione naturale/biologici, raggiunge i 925 milioni di euro. Analizzando la distribuzione tra canali del fatturato di questa tipologia di prodotti emerge come il 44,7% dei cosmetici a connotazione naturale e sostenibile sia da attribuire al mass market; seguono i saloni professionali di acconciatura ed estetica (18,7%) e la profumeria (11,2%). Significativo anche il peso delle vendite dirette (e-commerce, porta a porta e per corrispondenza) che rappresentano il 10,3%. Tra le famiglie merceologiche, sono poi i prodotti per capelli e cuoio capelluto a ricoprire il 33,1% del fatturato dei cosmetici a connotazione naturale e sostenibile, seguiti dalla cura pelle (30,6%) e dal make-up (23,2%). Nell’indagine è stato inoltre sottolineato che “ad oggi a livello normativo non esiste una definizione univoca dei concetti di ‘naturale/ bio’ e ‘sostenibilità ambientale’ riferita ai cosmetici”.
In questo contesto ci sono aziende di bellezza che hanno deciso di adottare la sostenibilità come filosofia aziendale. Il Gruppo italiano Davines, attivo con i marchi di haircare e skincare professionali Davines e Comfort Zone, che conciliando valori e profitto, identifica nella ‘Bellezza Sostenibile’ l’ideale aspirazionale su cui costruire il successo dell’azienda. Ancheil brand Teaology ha sposato fin dall’inizio la filosofia sostenibile quando ancora era un concetto sconosciuto in Europa. “Questo significa un impegno costante per offrire prodotti sicuri, biocompatibili e con alte percentuali di naturalità. Ma non solo. EuroItalia al fine di migliorare ulteriormente il proprio impegno, nel 2020 ha pubblicato per la prima volta il suo Bilancio di Sostenibilità. Infatti l’azienda ha importanti progetti legati alla sostenibilità fra cui, per il breve periodo, arrivare alla creazione di profumi biodegradabili al 95% e al 100% di utilizzo di carta Fsc nei propri packaging. Infine, in occasione del rilancio di tre storici prodotti make-up, la Maison Guerlain riafferma la sua esperienza e il proprio impegno nei confronti della sostenibilità grazie a nuove formule arricchite di un’alta concentrazione di ingredienti di origine naturale con l’obiettivo di un minimo di 90% di ingredienti di origine naturale in ogni formula make-up, ogni qualvolta possibile. Produrre in armonia con l’ambiente è una prerogativa fondamentale anche di Yves Rocher, che da molti anni ha scelto di ridurre l’impatto ambientale del packaging dei suoi prodotti e adottare un approccio sempre più eco-concepito.
Lo scenario completo è disponibile su Pambianco Beauty Magazine di Aprile/ Maggio 2021.