Il settore punta ad un futuro che integri qualità, sicurezza, trasparenza e minor impatto. I numeri crescono per Cosmetica Italia. Ma per Greenpeace è allarme plastica.
di Chiara Dainese
Il settore del beauty sta vivendo un’importante trasformazione verde, e la sostenibilità sta acquisendo sempre più rilievo nelle decisioni strategiche delle case di cosmetica, guidando la creazione e lo sviluppo dei prodotti. Negli ultimi anni, i consumatori sono diventati molto sensibili alle tematiche legate al rispetto dell’ambiente, al cambiamento climatico, al rispetto dei diritti umani e alla crescita sostenibile, incoraggiando le aziende ad assumersi le proprie responsabilità e a prendere decisioni concrete verso il raggiungimento di uno scopo comune, un’economia sostenibile, inclusiva ed equa. Solo pochi mesi fa, però, Greenpeace ha lanciato l’allarme su quanti ingredienti in plastica siano ancora contenuti in rossetti, lucida labbra, mascara, cipria e fondotinta, che entrano in contatto giornalmente con occhi e bocca. Nel report ‘Il trucco c’è ma non si vede’, l’organizzazione ambientalista ha verificato la presenza di questi materiali, sia nelle liste degli ingredienti sia attraverso indagini di laboratorio, nei trucchi di undici marchi. Si tratta di tipologie di prodotti non interessati dal divieto d’uso di microplastiche in vigore in Italia dall’inizio del 2020. “La pandemia che stiamo vivendo – dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – ci insegna che dobbiamo cambiare il rapporto uomo-natura, favorendo una riconversione green dell’economia. È paradossale che uno dei settori più importanti del made in Italy
continui ad utilizzare, volontariamente, ingredienti in plastica che possono contaminare il pianeta e mettere a rischio la nostra salute. Con questa ricerca abbiamo constatato non solo l’ampio utilizzo di particelle solide, ma anche l’uso massiccio di polimeri in forma liquida, semisolida e solubile, i cui effetti sulle persone e sull’ambiente non sono del tutto noti”. Anche la società Quantis ha elaborato la ricerca ‘Make Up the Future: Levers of change for a sustainable cosmetics business’ che mappa le azioni urgenti che i brand attivi negli ambiti della cosmesi e prodotti per la cura della persona devono prendere in considerazione per conciliare la sostenibilità e le sfide future del business. Le stime di Quantis basate sui dati esistenti collocano infatti il contributo del settore beauty alle emissioni globali di gas a effetto serra (GHG) tra lo 0,5% e l’1,5 per cento.
NUMERI IN CRESCITA
Non solo. Come emerge dall’Indagine Congiunturale, presentata dal Centro Studi di Cosmetica Italia, la domanda di questo genere di prodotti sostenibili e green è un trend in costante crescita nel mondo della cosmesi, così come in altri comparti. In Italia il valore dei cosmetici a connotazione naturale/biologica è di 778 milioni di euro, mentre quello dei cosmetici sostenibili/green è di 876 milioni di euro. La sovrapposizione dei due insiemi, ovvero delle imprese che adottano processi o producono cosmetici legati alla sostenibilità e di quelle che fabbricano cosmetici a connotazione naturale/biologici, raggiunge i 925 milioni di euro. Analizzando la distribuzione tra canali del fatturato di questa tipologia di prodotti emerge come il 44,7% dei cosmetici a connotazione naturale e sostenibile sia da attribuire al mass market; seguono i saloni professionali di acconciatura ed estetica (18,7%) e la profumeria (11,2%).
Significativo anche il peso delle vendite dirette (e-commerce, porta a porta e per corrispondenza) che rappresentano il 10,3%. Tra le famiglie merceologiche, sono poi i prodotti per capelli e cuoio capelluto a ricoprire il 33,1% del fatturato dei cosmetici a connotazione naturale e sostenibile, seguiti dalla cura pelle (30,6%) e dal make-up (23,2%). Nell’indagine è stato inoltre
sottolineato che “ad oggi a livello normativo non esiste una definizione univoca dei concetti di ‘naturale/ bio’ e ‘sostenibilità ambientale’ riferita ai cosmetici”.
Quindi, per permettere le rilevazioni statistiche sul settore, Cosmetica Italia ha tracciato un perimetro di classificazione individuando due aree: cosmetici a connotazione naturale-biologica (alto numero di ingredienti biologici o di origine naturale, conformità allo standard internazionale Iso 16128, certificazione naturale/biologica) e cosmetici con connotazione di sostenibilità
ambientale/green (processi produttivi, caratteristiche dell’imballaggio, gestione sostenibile della filiera, impronta ambientale di prodotto).
“Negli ultimi anni – commenta Benedetto Lavino, vice presidente di Cosmetica Italia che coordina la commissione interna dedicata a questi temi – abbiamo assistito ad una crescente
enfasi sul cosmetico a connotazione naturale e sostenibile tanto in termini di mercato quanto di attenzione da parte dell’opinione pubblica e dei media. Per questa ragione, come Associazione di categoria, abbiamo ritenuto fondamentale approfondire e delineare un campo di indagine puntuale per poter fornire analisi accurate sul fenomeno e sui macro trend
che lo caratterizzano: prodotti a connotazione naturale e processi produttivi sostenibili come parte strategica della filiera cosmetica”.
IMPEGNO FREE OFF…
In questo contesto ci sono aziende di bellezza che hanno deciso di adottare la sostenibilità come filosofia aziendale. Il Gruppo italiano Davines, attivo con i marchi di haircare e skincare professionali Davines e Comfort Zone, che conciliando valori e profitto, identifica nella ‘Bellezza Sostenibile’ l’ideale aspirazionale su cui costruire il successo dell’azienda. “Innanzi tutto, il 100% dei prodotti Davines e Comfort Zone venduti nel 2019 ha un packaging a Co2eq Compensata. Inoltre, tutte le sedi del Gruppo sono carbon neutral e abbiamo ridotto del 47,7% le emissioni relative alla sede di Parma rispetto al 2018 (risultato ottenuto principalmente grazie all’utilizzo di biometano anziché gas da fonte fossile). Infine abbiamo risparmiato 34 tonnellate di Co2eq grazie allo smart working dei collaboratori della sede italiana. L’obiettivo del 2020 è di continuare il percorso di decarbonizzazione avviato da anni dall’azienda e definire una roadmap per raggiungere l’obiettivo ‘net zero emission’ entro il 2030”, sottolinea Davide Bollati, fondatore e presidente di Davines.
Anche Teaology ha sposato fin dall’inizio la filosofia sostenibile quando ancora era un concetto sconosciuto in Europa. “Questo significa un impegno costante per offrire prodotti sicuri, biocompatibili e con alte percentuali di naturalità. Ad oggi – dichiara la fondatrice Cecilia Garofano – circa il 90% dei nostri pack è riciclabile: abbiamo eliminato dalle nostre formulazioni tutti gli ingredienti controversi, quelli di origine animale o provenienti da fonti non rinnovabili. Infine attraverso il nostro programma Teaology Care, sosteniamo importanti attività di supporto al mondo femminile, con riguardo particolare alla produzione del tè. Supportiamo infatti la comunità di coltivatori di tè di Balangoda in Sri Lanka, oltre alla Cooperativa Alice di Milano che lavora con le donne in difficoltà, siamo inoltre associati al Peta di cui condividiamo i valori”. Ma non solo. EuroItalia al fine di migliorare ulteriormente il proprio impegno, nel 2020 ha pubblicato per la prima volta il suo Bilancio di Sostenibilità. Infatti l’azienda ha importanti progetti legati alla sostenibilità fra cui, per il breve periodo, arrivare alla creazione di profumi biodegradabili al 95% e al 100% di utilizzo di carta Fsc nei propri packaging. Inoltre l’azienda ha deciso di sviluppare è un Lca (life cycle assessment) su alcuni dei propri prodotti con l’obiettivo di analizzare l’impatto ambientale lungo tutto il ciclo di vita e di sviluppare soluzioni concrete per ridurre possibili impatti negativi individuati. “Abbiamo deciso di intraprendere un percorso strutturato al fine di integrare la Sostenibilità all’interno del nostro processo decisionale – commenta il presidente Giovanni Sgariboldi – e nelle nostre attività quotidiane. EuroItalia, consapevole della grave crisi ambientale e sociale che la società sta vivendo e del ruolo che in questa è chiamata ad assumere, ha deciso di intraprendere tale progetto al fine di migliorare e ampliare i propri impatti. EuroItalia mira a contribuire a uno sviluppo sostenibile inclusivo ed equo, monitorando, rendicontando e migliorando le proprie prestazioni aziendali in materia di responsabilità tecnico-economica, sociale ed ambientale”. Altro tema sempre più attuale è quello del rispetto degli animali. Anche in questo ambito EuroItalia l’impegno è massimo. “In particolare, ove possibile, nei prodotti in cui sono spesso utilizzate parti animali, ci impegniamo a utilizzare prodotti sintetici. Inoltre, un chiaro esempio di tale impegno è la creazione dell’ultima fragranza maschile lanciata sul mercato che può essere definita vegana in quanto priva di ingredienti che derivano direttamente ed indirettamente dal mondo animale”, conclude Sgariboldi.
DICHIARAZIONI DI SOSTENIBILITÀ
La maison Chanel ha addirittura creato un Manifesto, ‘La beauté se cultive’, nel quale spiega i principi che da sempre la guidano: l’idea di una bellezza che raccoglie ciò che ha seminato con la creazione di laboratori a cielo aperto, veri e propri centri di ricerca dalla Francia al Madagascar fino al Costa Rica, che ospitano piante dalle quali estrae principi attivi. L’approccio è responsabile a 360 gradi: dalla tracciabilità delle filiere vegetali alla collaborazione con i produttori locali. “Siamo impegnati da oltre 10 anni a fianco dei nostri partner produttori – spiega Agathe Derain, direttrice dell’approvvigionamento sostenibile Chanel – che sono alla base delle filiere vegetali. Per alzare il livello di expertise tecnica e scientifica un comitato composto da dieci esperti esterni indipendenti ha lavorato al nostro fianco per definire i principi fondamentali e i relativi criteri operativi, ponendo come obiettivo i più alti standard possibili”. In occasione del ri-lancio di tre storici prodotti make-up, la Maison Guerlain riafferma la sua esperienza e il proprio impegno nei confronti della sostenibilità grazie a nuove formule arricchite di un’alta concentrazione di ingredienti di origine naturale. Forti del successo ottenuto nel 2019 con il lancio del fondotinta L’Essentiel Natural Glow, che combina un’alta percentuale di ingredienti di origine naturale (97%), la Maison intraprende una nuova sfida: l’obiettivo è, d’ora in poi, un minimo di 90% di ingredienti di origine naturale
in ogni formula make-up, ogni qualvolta possibile. Il tutto senza compromettere la qualità, sicurezza, efficacia e comfort sensoriale, le caratteristiche che da sempre rendono Guerlain unico. “Lusso e bellezza insieme per stimolare una trasformazione profonda. Ci impegniamo a contribuire in modo attivo a cambiare e reinventare gli standard del settore, puntando, passo dopo passo, a un’Arte della Bellezza che sia positiva, desiderabile e sempre stimolante”, dichiara Cécile Lochard director of sustainable sevelopment di Guerlain. La mission è stata messa per iscritto nel documento di impegno alla sostenibilità globale della Maison, al quale si ispirano sia l’idea di bellezza e che le innovazioni. Guerlain, per più di 13 anni, ha definito tale impegno con quattro assi principali che convergono in un unico obiettivo: conservare, favorire e rigenerare la vita che ci circonda. “Agiamo e ci impegniamo a innovare in modo sostenibile, preservando la biodiversità e proteggendo il clima, sempre con l’obiettivo di creare un impatto sociale positivo”, continua. La Maison è nota, infatti, per il suo impegno nei confronti delle api, alle quali ha dedicato numerose importanti collaborazioni. Guerlain si impegna nel lungo e laborioso processo di mappatura del ciclo di vita dei propri prodotti. Nel 2019 la Maison ha lanciato Bee Respect, una piattaforma di tracciabilità e trasparenza progettata in collaborazione con Product Dna. Accessibile gratuitamente tramite Guerlain.com, si tratta dell’elemento alla base del continuo miglioramento delle creazioni Guerlain e del loro impatto ambientale e sociale. Con Bee Respect, i clienti possono trovare maggiori informazioni sui nostri prodotti skincare, make-up e profumi, dagli ingredienti e i componenti dei packaging, ai fornitori, siti produttivi e impatto ambientale. Produrre in armonia con l’ambiente è una prerogativa fondamentale anche di Yves Rocher, che da molti anni ha scelto di ridurre l’impatto ambientale del packaging dei suoi prodotti e adottare un approccio sempre più eco-concepito. “Come Gruppo – commenta Benoit Ponte, direttore generale di Yves Rocher Italia – lo scorso dicembre, abbiamo scritto insieme una nuova pagina nella storia adottando, come primo gruppo internazionale, lo status di ‘mission-driven company’ riconosciuto dalla legge francese. Un evento senza precedenti che riflette al 100% la nostra visione impegnata e ambiziosa: non diventare l’azienda migliore del mondo, ma per il mondo. Dal 2010 siamo impegnati sul fronte della riduzione delle emissioni di gas negli impianti e stiamo riorganizzando la produzione dei nostri flaconi in ottica di eco-concezione ed eco-design. Saranno tutti in plastica riciclata. Il prossimo traguardo importante in termini di sostenibilità sarà sicuramente supportando la Fondazione Yves Rocher con il raggiungimento di 100 milioni di alberi piantati nel mondo”.