La cosmetica made in Italy mantiene il passo di marcia. Secondo lo studio Pambianco sui fatturati dello scorso anno, le prime 20 società registrano un +4%. Le dimensioni restano contenute. E il podio resta quello del 2018.
di Chiara Dainese
Le aziende della bellezza in Italia continuano a marciare nel 2019, con una marcia in più rispetto al 2018. Le cifre elaborate da Pambianco, infatti, mettono in luce uno scenario all’insegna della crescita che, seppur moderata, è maggiore dell’anno precedente. Nel 2019, le prime 20 aziende italiane della cosmetica hanno realizzato ricavi per oltre 3,71 miliardi di euro, in crescita del 4% sul 2018 (quando l’incremento era stato del 3,5%). Nel dettaglio, più della metà delle società prese in esame dallo studio (12) hanno chiuso il 2019 con un aumento di fatturato. Per 3 di queste si è trattato di un incremento a doppia cifra (EuroItalia, Sodalis e Diego dalla Palma).
La classifica delle top italiane suggerisce alcune riflessioni: piccolo o medio non è necessariamente brutto, e grande non è necessariamente bello. Però le dimensioni, in contesti di estrema volatilità come l’attuale, aiutano. E, infatti, è proprio nella top 3 che ci sono due delle tre aziende che sono cresciute di più. Questo perché all’aumento del giro d’affari delle aziende contribuisce in maniera sempre più decisiva la percentuale delle esportazioni. Poi, perché oggi è necessario fare grossi investimenti nel retail sia fisico sia online per restare al passo con le esigenze dei consumatori e del mondo globale. Quindi il settore della bellezza rimane ancora in piena evoluzione e le aziende che stanno ripensando alle proprie logiche distributive puntando su estero, digitale e retail sono cresciute di più e probabilmente lo faranno anche nel 2020, pur con i limiti della situazione attuale e degli effetti del lockdown.
La Top non cambia
Andando più nel dettaglio dello studio Pambianco, a guidare la classifica dei big della bellezza italiana per dimensioni è sempre Kiko che ha raggiunto nel 2019 quota 588 milioni di euro di fatturato. Questi risultati sono stati generati grazie a un rapido processo di trasformazione e riorganizzazione volto ad aumentare l’efficacia finanziaria e operativa dell’azienda. Per quanto riguarda gli obiettivi futuri, l’AD Cristina Scocchia si aspetta, causa la pandemia di Coronavirus, un leggero slittamento dei tempi di implementazione del piano industriale 2020-2022. “Abbiamo chiuso la prima fase del piano industriale che puntava a riportare l’azienda al profitto. Il Coronavirus avrà sicuramente un impatto sulle tempistiche, ma non sulla realizzazione degli obiettivi futuri. Nei prossimi tre anni ci attendiamo una ulteriore accelerazione della crescita anche attraverso l’espansione in 15 nuovi mercati”, ha concluso Scocchia.
Seconda in classifica si conferma EuroItalia con un fatturato 2019 pari a 448 milioni di euro e una quota export del 94% che vede tra i principali mercati Stati Uniti, Asia, Medio Oriente, Regno Unito, Germania e Russia. L’azienda guidata da Giovanni Sgariboldi ha da poco perfezionato l’acquisizione della famiglia dei marchi Atkinsons e I Coloniali dalla Morris Profumi in liquidazione. L’operazione consentirà a EuroItalia di integrare brand di grande heritage e potenziale di sviluppo sui mercati internazionali. EuroItalia, oltre al brand di make-up di proprietà Naj Oleari, produce e distribuisce fragranze in licenza, tra cui Versace, Missoni, Moschino e Dsquared. La medaglia di bronzo va ancora a Sodalis che ha superato nel 2019 i 422 milioni di euro. Sodalis, guidata dal CEO Fabio Granata, ha messo a segno oltre 20 acquisizioni in 20 anni, tra queste le ultime in ordine di tempo sono Esi, Deborah, BioNike, Lycia e a marzo 2020 il marchio Natural Honey, numero uno nel mercato body wash in Spagna.
Futuro (troppo) incerto
Questa situazione però purtroppo deve fare i conti con un 2020 molto complicato per i bilanci delle società a causa della pandemia di Coronavirus e di quello che accadrà nei mesi a venire. In quest’ottica, i fatturati cambieranno e ci saranno pesanti cali, in alcuni casi a anche a doppia cifra. Con questa prospettiva, le aziende potranno e dovranno mettere in atto delle nuove stretegie e usare canali distributivi alternativi allo store fisico per reagire a questa crisi senza precedenti.
L’e-commrece così diventa fondamentale. E dati alla mano, il digitale in particolare ha fatto in 2 mesi di lockdown un balzo avanti di due anni, registrando una crescita del canale e-commerce del 40% rispetto all’anno precedente (dati Cosmetica Italia). Un’altra leva importante per reagire alla crisi è la solidità dimensionale e, infatti, il processo di concentrazione del settore non si è fermato neppure durante la pandemia anche se, al momento, la difficoltà di trovare il punto di equilibrio economico fra chi vende e chi compra è particolarmente forte. Ci si aspetta però una forte accelerazione nelle operazioni nei prossimi 6/12 mesi, anche se le incognite sono troppe per fare delle previsioni.