Il 90% dei terzisti cosmetici italiani ha riaperto. In realtà, molti avevano chiuso la produzione per un motivo etico, dato che il codice Ateco consentiva loro di operare, e avevano optato per continuare l’attività ‘di ufficio’ in smart working. In questa settimana, comunque, stanno riaprendo tutti gli stabilimenti, chi al 30%, chi al 50% e oltre. Ma il fatto straordinario è che gli ordini nel mese di marzo sono arrivati, “non si sono mai fermati” dicono i rappresentanti delle aziende che hanno il loro avamposto tra Crema, Bergamo e Milano. “Abbiamo dovuto riaprire la produzione – sottolinea Fabrizio Buscaini, CEO di Chromavis – perché altrimenti non avremmo potuto evadere tutti gli ordini. Il primo semestre dell’anno infatti è in linea con le attese”. Gli fa eco Renato Semerari, CEO di Intercos, che addirittura parla di ordini in crescita: “Nel primo trimestre 2020 abbiamo avuto un ingresso di ordini superiore rispetto allo stesso periodo del 2019”.
Gli ordini sono arrivati soprattutto dall’estero, in particolare dagli Usa, dove la logistica non è chiusa e l’online funziona bene, per cui gli acquisti dei cittadini nel mese di marzo non si sono fermati nonostante il lockdown che però è arrivato verso la fine del mese. Gli americani, comunque, hanno continuato a comprare beauty via web, anche se in misura ridotta su alcune merceologie. “Tutto questo però si traduce in piccole commesse – precisa Renato Ancorotti, a capo di Ancorotti Cosmetics – e non si può parlare di ripresa, è troppo presto. Diciamo che il mercato fino ad ora non è stato fermo, arrivano ordini anche dal nord Europa, ma i quantitativi richiesti non sono particolarmente importanti. A ciò si aggiunge che il mese di aprile rimane ancora un’incognita”. Sul futuro avanza perplessità anche Buscaini: “Il secondo semestre temo che sarà molto difficile. I consumi si ridurranno, il retail avrà forti invenduti, le aziende avranno scorte in magazzino e arriveranno a perdere dal -30% al -80%, e di conseguenza ridurranno di molto gli ordini nonché il lancio di nuovi progetti”.
Discorso a parte va fatto per la Cina. Chi è attivo nel Paese del Dragone ha la percezione che i primi segnali facciano sentire più vicina una possibile ripresa. “Noi abbiamo 4 fabbriche in questo Paese – specifica Semerari – e dopo il lockdown cinese, tra il 20 gennaio e metà febbraio, le abbiamo riaperte e ho notato una ripartenza degli ordini molto importante nel mese di marzo, soprattutto sullo skincare. La sensazione è che la Cina si sta riprendendo molto velocemente. Il retail fisico risente ancora di un rallentamento rispetto al 2019, ma l’e-commerce e le vendite su Wechat sono in crescita”.
Tornando agli ordini ricevuti dai terzisti italiani nel mese di marzo, la note dolente è stata la domanda interna, perché, come già detto, le commesse sono arrivate soprattutto dall’estero. Lo sottolinea Vittoria Cicchetti, CEO di Regi: “Le aziende italiane titolari di brand beauty stanno cercando di dilazionare le consegne ai negozi e, di conseguenza, non fanno ordini ai produttori, ma l’aspetto più problematico è che chiedono a noi lo spostamento dei pagamenti per gli ordini pregressi”.
Criticità per i terzisti sono sorte anche in tema di approvvigionamento, sia per quanto riguarda il packaging sia per le materie prime. Molto materiali per il pack infatti vengono dalla Cina e nel periodo della chiusura del Paese asiatico, tra gennaio e febbraio, si è fermato questo flusso, causando quindi in Italia rallentamenti nella produzione. “Per quanto riguarda gli ingredienti – continua il CEO di Intercos – sono mancati e in parte mancano tuttora due materie prime, alcol e carbopol, sostanze utilizzate per la produzione di disinfettanti per le mani. La scarsità è chiaramente legata all’esplosione della domanda di gel per le mani”.