Il beauty italiano cambia i vertici. Un piccolo terremoto di inizio anno che appare, anche, come una spinta al rinnovo, in conseguenza dei cambiamenti accelerati che sta vivendo il settore. Nel giro di poco tempo, infatti, la cosmetica made in Italy ha registrato almeno quattro uscite di scena eccellenti. A cominciare da una figura che ha accompagnato il settore praticamente ‘da sempre’, come quella di Daniela Sacerdote che ha lasciato la carica di AD e direttore generale di Collistar, dove era dal 1983. Un altro veterano è Roberto Serafini che, dopo 26 anni in L’Oréal e nove in Italia a capo della divisione Luxe, ha deciso di uscire dal gruppo del beauty francese. Simile il discorso per Giancarlo Zinesi, amministratore delegato e direttore generale di Sisley Italia, che ha terminato la sua attività dopo 24 anni. A questi si aggiunge anche Peter Gladel che non è più amministratore delegato di Beauty and Luxury, società italiana fondata nel 2013, di cui aveva preso le redini nel 2014. Sempre nell’ultimo periodo, ci sono stati eccellenti addii anche a livello internazionale: si pensi a Claude Martinez che ha lasciato la carica di presidente e amministratore delegato di Parfums Christian Dior, di cui è stato a capo negli ultimi 19 anni. Ma è in relazione all’Italia che colpisce la concentrazione temporale. La sensazione è che il ricambio, dettato anche da ragioni anagrafiche, abbia registrato un’accelerazione in linea con i cambiamenti di scenario. Insomma, il rinnovo è il riflesso della fase di evoluzione accelerata che sta attraversando il mondo della cosmetica italiana: nuovi equilibri di distribuzione (l’ascesa dei drugstore, la discesa in campo della gdo, il consolidamento delle catene) e il grande fermento per nuovi marchi. Un fermento alimentato dalla febbre generalizzata per la sostenibilità, ma anche da trend in continua e rapidissima evoluzione (si veda l’effetto cosmesi per uomo). A spingere tutto, i nuovi paradigmi della visibilità e dell’e-commerce via Internet e via social. Se questi nuovi paradigmi hanno suggerito a colossi come Nike di ripensare il vertice, portando a capo del gruppo un manager proveniente dal cloud computing, è giusto che anche il settore beauty si interroghi sulle risorse umane necessarie ai nuovi scenari.