Il 2019 riporta indici di crescita superiori rispetto all’anno scorso per la cosmesi, sia per quanto riguarda i valori della produzione sia per i consumi. Lo evidenziano le previsioni per il 2019 elaborate da Cosmetica Italia, che delineano un giro d’affari per l’industria cosmetica in crescita del 2,8% a 11,4 miliardi di euro, mentre nel 2018 l’avanzamento era stato del 2,1 per cento. Anche l’export fa + 4,5% raggiungendo 4,8 miliardi di euro (l’anno prima cresceva del 3,8%) e progredisce anche il fatturato generato in Italia con +1,5% a 6,6 miliardi di euro (+0,9% nel 2018). Accelerata ottenuta nonostante le tensioni sui mercati internazionali siano aumentate, soprattutto a causa della guerra dei dazi tra Usa e Cina. Questo ha determinato, secondo il Fondo Monetario Internazionale, un rallentamento della crescita nell’area euro, con un Pil previsto quest’anno in Europa a +1,3% (+1,9% nel 2018) e l’Italia sostanzialmente si ferma con una proiezione del Pil a +0,1% (+0,9% nel 2018). Commentando i risultati, il presidente di Cosmetica Italia Renato Ancorotti ha osservato che “in questa situazione di tensione mondiale e di incertezza per la mutevolezza politica interna, la industry del beauty cresce. Questo anche perché gli imprenditori della cosmesi investono più del doppio della media delle industrie nazionali in ricerca e sviluppo. Inoltre, stiamo aprendo maggiormente l’associazione alla filiera, e sono entrate recentemente tante aziende produttrici di packaging”.
Passando ai consumi, anche questi avanzano con un passo maggiore: con un incremento di 2 punti percentuali, raggiungono 10,35 miliardi di euro, mentre il 2018 era stato archiviato con +1,3 per cento. Andando nello specifico dei canali, si prevedono in salita nel 2019 l’erboristeria (+1,8%), la farmacia (+1,6%), la profumeria (+1,2%), il mass market (+1,5%, il cui indice è l’esito del calo dei supermercati e della crescita di monomarca e drugstore), i centri estetici (+0,5%) e ancora l’e-commerce, che continua la sua corsa con +22 per cento. Scendono invece i saloni di acconciatura (-1%) e le vendite a domicilio (-2%).