Nel settore della bellezza, la penetrazione dei marchi dei retailer nella grande distribuzione è di gran lunga inferiore rispetto al settore del food. Motivo per cui si ritiene che ci sia ancora molto spazio per la costruzione di nuove etichette commerciali di cosmetica. Secondo la ricerca Nomisma condotta nel 2018 su 1.000 acquirenti (anche di private label) nella grande distribuzione, solamente il 20% degli intervistati ha acquistato per la cura persona soprattutto prodotti a marca del distributore, contro il 67% che hanno comprato marche industriali. Percentuale che risulta invertita per alcune tipologie alimentari, come la carne, dove predominano gli acquisti di marche private.
Va detto che in generale la quantità di private label in Italia è molto più bassa rispetto ad altri Paesi europei. Nel ranking delle Nazioni per market share delle etichette private, in testa si trova la Svizzera dove il 42,4% delle vendite a valore nel 2017 sono state effettuate con marchi dell’insegna. Segue in classifica il Regno Unito, dove le private label hanno una quota di mercato pari al 40% nel 2017, e in terza posizione si trova la Spagna con il 40,8% di marchi della distribuzione. L’Italia invece è 18ima nel ranking con solo il 18,9% di own brand.
La ricerca ha anche monitorato quali sono le esigenze a cui i consumatori prestano maggiore attenzione nell’acquisto di prodotti per l’igiene e cura della persona: la maggior parte degli intervistati (32%) da più importanza alle certificazioni (assenza di nichel, senza parabeni, ipoallergenico, dermatologicamente testato, ecc.), il 26% sceglie in base al metodo di produzione del cosmetico (non testato sugli animali, cruelty free, ecc.), il 25% guarda il luogo di produzione (marchio CE), il 24% analizza l’etichetta per vedere la lista degli ingredienti, e il 23% è attento alla naturalità del prodotto (ingredienti di origine vegetale o provenienti da fonti rinnovabili).