Non diminuisce l’interesse delle aziende nei confronti degli influencer. Un report realizzato da Launchmetrics, con interviste a 600 aziende in Europa e Usa nei settori cosmetica, moda e lusso, ha evidenziato che il 78% delle imprese ha lavorato con influencer nel 2017. E, tra il 22% dei professionisti che non hanno portato avanti campagne di influencer marketing, il 52% ha dichiarato che questa scelta è dipesa da una disponibilità limitata di budget. Il 76,4% di coloro che hanno ingaggiato le social star afferma che la target audience è costituita dai Millennials, giovani dai 24 ai 38 anni. Seguono le aziende che hanno come obiettivo la Generazione X (adulti tra i 39 e i 53 anni) e, al terzo posto, quelle che mirano alla Generazione Z (tra i 6 e i 23 anni). In merito all’efficacia di queste campagne, si nota che è cresciuta la percentuale delle aziende che le considerano utili per la brand awareness (89,6%) rispetto al medesimo report dell’anno precedente, relativo al 2016, mentre è calata del 5% la quota di coloro che ritengono che l’influencer marketing possa effettivamente incidere sulle vendite (69%).
Gli operatori del settore dichiarano che, tra tutte le attività possibili, i lanci di prodotto sono le azioni migliori sulle quali lavorare con le celebrity del web. Inoltre, il 45.8% degli intervistati preferisce lavorare con micro-influencer, cioè personaggi che hanno dai 10mila ai 100mila follower, per colpire un target più di nicchia. Infine la maggior parte delle aziende afferma di non guardare il numero dei follower nella scelta di quale influencer adottare, bensì la qualità dei contenuti e il livello di engagement.
Quando si parla di compenso economico, i manager si dividono. Mentre il 29% dice di pagare spesso gli influencer e il 12% afferma di farlo sempre, il 24,4% dichiara di pagarli solo occasionalmente e il 15,6% di non farlo mai. Quello che salta agli occhi – si commenta nel report – è il numero di professionisti che dichiara di pagare gli influencer solo per grandi campagne: la percentuale è passata dal 6% nel 2016 al 18,7% nel 2017 (un incremento del 12,7%). Percentuali che spingono a pensare che i brand siano diventati più selettivi nell’allocare i budget per le campagne influencer e che le tattiche che non prevedono un compenso economico possano essere efficaci tanto quanto quelle che lo prevedono. Sul totale budget comunicazione/marketing, la ‘fetta’ allocata per i personaggi della rete è cresciuta tra il 3% e il 6%. Il numero di aziende che dedica a queste attività meno del 10% del budget è crollato rispetto all’anno scorso.
Riguardo al futuro, l’individuazione di quale influencer adottare risulta la sfida più difficile (29,6%), mentre nel 2016 il 47% affermava che la misurazione dei risultati delle campagne influencer fosse l’obiettivo per il futuro, percentuale che è scesa al 28,5% nel 2017.