La CEO di Kiko indica la strada della nuova fase dell’azienda, che punta a recuperare redditività: “Continuare a crescere all’estero dove oggi generiamo il 63% del fatturato e in particolare in Asia e Medio Oriente”.
“Kiko oggi si trova a ripensare alcune strategie dopo una crescita elevata e repentina”. Sono queste le parole di Cristina Scocchia, da luglio 2017 CEO di Kiko. La manager, in precedenza a capo della filiale italiana di L’Oréal, porta evidentemente con sé le competenze e il piglio giusto per consolidare e far crescere quello che rappresenta uno dei gioielli del beauty made in Italy.
Il caso Kiko è appunto un’eccezione, perché in Italia ci sono pochi brand beauty “italiani” importanti…
Kiko ha raggiunto risultati di grande prestigio ma sono stati generati troppo in fretta: pensiamo solo che tra il 2014 e il 2017 sono stati aperti circa 400 punti vendita in 20 Paesi. Questa crescita travolgente, ha richiesto molte energie e ha fatto perdere il focus su alcuni obiettivi. Infatti, proprio a causa di questa espansione impetuosa, il 2017 si è chiuso con un aumento del fatturato, ma accompagnato da una significativa contrazione della redditività.
Quali saranno le strategie per i prossimi tre anni?
Il nostro obiettivo è tornare ad un livello di redditività importante nel minor tempo possibile, attraverso un mix bilanciato di razionalizzazione e taglio costi da un lato e forti investimenti in prodotto, marketing, IT e ridefinizione della presenza geografica. Inoltre faremo forti investimenti anche nel canale e-commerce, per sfruttare appieno le sue potenzialità, e nei prossimi tre anni punteremo al raddoppio del suo peso per passare dall’attuale 4% del fatturato all’8 per cento.
Kiko sta puntando molto sulla digitalizzazione?
Non solo social e marketing digitale, bisogna essere tecnologicamente all’avanguardia anche nelle operations, partendo dal sistema gestionale presente in azienda. Prevediamo di investire in information technology circa 25 milioni di euro nei prossimi tre anni.
Dopo aver chiuso la filiale americana, su quali mercati punterete per la crescita internazionale?
Oggi generiamo il 63% del fatturato all’estero. Siamo crescendo molto bene in India, Turchia, Medio Oriente e Asia dove prevediamo di passare dal 4% al 20% dei ricavi entro il 2020. Oggi in quest’area abbiamo 15 store e puntiamo ad aprirne altri 70 nei prossimi tre anni.
L’azienda sta cercando un investitore per il salto dimensionale, a che punto è la trattativa?
Abbiamo un piano di investimenti molto ambizioso, 90 milioni di euro in tre anni. Siamo in trattativa avanzata con un fondo, ma ci siamo dati l’estate come scadenza per prendere decisioni.