Con il + 10% di presenze tra buyer, operatori del settore, stampa internazionale e pubblico arrivati da 70 Paesi per la decima edizione di Esxence, Milano si conferma capitale del business e luogo per determinare le tendenze dei prossimi anni nel settore della profumeria artistica mondiale. L’evento, che si è svolto dal 5 all’8 aprile al The Mall, nei quattro giorni di manifestazione ha accolto le eccellenze profumate create da case madri, nasi, ricercatori, insieme a distributori, retailer, buyer, professionisti e appassionati che, nel nome della cultura olfattiva più autentica e ricercata, contribuiscono a far crescere una importante fetta di mercato della profumeria alcolica. Un settore in rapidissima e costante ascesa a livello mondiale con altissimi margini di crescita. “Esxence ha saputo dare un’identità e una consistenza alla profumeria artistica internazionale – ha affermato Silvio Levi co-fondatore di Esxence – diventandone il più importante punto d’incontro e incubatore di opportunità. Una realtà che può contare ora su centinaia di operatori e migliaia di appassionati consumatori. Ha visto crescere i fatturati del settore a due cifre nei dieci anni in cui ne è stata la guida e l’ispiratrice”.
In Italia, nel 2016, la profumeria alcolica d’autore ha inciso per circa il 12,5% sul totale della categoria, con oltre 200 milioni di euro di fatturato (prezzi al pubblico) ovvero circa il 2% dei 9 miliardi di euro del fatturato complessivo beauty italiano, valori in costante e rapida crescita che evidenziano come il mercato da conquistare sia ancora ampio e tutto da esplorare. Se in Italia il mercato della profumeria artistica è ben consolidato, vi sono Paesi “vergini” che non hanno ancora visto fiorire questa fetta di mercato della profumeria alcolica. Per quanto riguarda la vendita, la Russia nel 2017 ha superato la Francia ed è diventata il terzo più importante mercato di fragranze al mondo, molto ricettivo anche per quanto riguarda la profumeria di nicchia. Negli Stati Uniti, nel 2016, il 90% dei consumatori utilizzava prodotti profumati, la fetta delle fragranze no-gender arrivava fino al 54 per cento.