Il settore della cosmesi gode di un particolare dinamismo, registrando un numero crescente di operazioni straordinarie di combinazione aziendale e di mergers & acquisitions. Nel 2017, secondo una ricerca presentata da EY a Cosmoprof, si sono registrate 105 operazioni nel settore, di cui 37 hanno riguardato l’acquisizione di aziende in Europa. Nel quadro globale dell’M&A, l’Italia continua a ricopre un ruolo chiave, posizionandosi come terzo mercato target, solo dopo Stati Uniti e Francia, con 9 operazioni realizzate lo scorso anno.
“Certamente le aree di maggiore sviluppo nella cosmetica di lusso – ha commentato Giovanni Battista Vacchi, managing partner per l’area mediterranea di EY-Parthenon – sono soprattutto quelle relative ai prodotti anti-aging, ai prodotti di derivazione organica o green, nonché ai prodotti che targettizzano l’uomo, che diventa sempre più un cluster di consumo interessante. Anche tutte le nuove tecnologie e le ultime ricerche scientifiche sono oggetto di grande attenzione per l’impiego nel mondo beauty”.
I dati analizzati da EY evidenziano una crescita media annua complessiva nel periodo 2016-2020 del 6,4% per i prodotti ‘men’s care’, la categoria più dinamica, e del 5,9% per i prodotti skin care anti-aging e green. Questi segmenti, caratterizzati da una maggiore potenzialità nel medio periodo, registrano infatti nelle previsioni tassi di crescita superiori a quello medio dell’intero comparto Personal Care, stimato al 5,8% annuo.
“Il segmento del beauty di lusso vale oggi 49 miliardi di euro nel mondo – ha proseguito Federico Bonelli, partner di EY-Parthenon con specializzazione nel settore Fashion & Luxury – e si prevede che continui a crescere in modo sano ad un tasso superiore al 4% annuo, per raggiungere i 57 miliardi di euro nel 2020. Il motore di questa crescita sono i millennials, che dichiarano un forte appetito per la categoria, avendo già speso una media importante di 1.800 euro all’anno in prodotti del segmento profumi e cosmetici di lusso. Il digitale influenza oltre il 60% degli acquisti, è il primo fattore di influenza, con il 74% dei consumatori attivi sui social media per cercare informazioni e scambiare opinioni riguardo ai brand e ai prodotti. D’altra parte, meno di una vendita su due che avviene online sembra andare a cannibalizzare una vendita fisica”.