Le principali aziende del settore quotate hanno archiviato un buon 2017. In sei chiudono in negativo, ma In nove segnano un progresso oltre il 20%. Mentre l’italia resta fuori dai listini.
La bellezza continua a crescere, anche in Borsa. Le principali aziende e multinazionali del settore beauty quotate sulle principali piazze internazionali, infatti, hanno archiviato il 2017 con ottime performance. Il comparto ha replicato e anche migliorato il buon risultato 2016. Sulle venti aziende del campione, sono sei quelle che hanno archiviato il 2017 con risultati negativi (Sh Kelkar, Alès Groupe,Edgewell, Jacques Bogart, Revlon e Avon Products), ma sono ben nove i titoli che hanno registrato guadagni superiori al 20 per cento. Uno scenario dinamico di cui, tuttavia, continua a non essere parte il beauty tricolore. In Piazza Affari, infatti, non ci sono matricole nella sezione bellezza, nonostante l’Italia sia uno dei principali produttori di cosmetici al mondo, e ci sarebbero aziende con i presupposti e i numeri per la quotazione (vedi analisi quotabili nelle pagine precedenti). E la situazione non dovrebbe cambiare nell’arco del 2018.
GIAPPONESI AL TOP
Top performer è stata Shiseido che, dall’inizio del 2017, ha guadagnato alla Borsa di Tokyo il 76,7 per cento. Oggi Shiseido è il primo gruppo cosmetico in Asia, e il quinto al mondo, con con l’obiettivo di arrivare a quota mille miliardi di Yen di ricavi (pari a circa 8,7 miliardi di euro) entro il 2020. “Oggi il 50% del fatturato viene dal Giappone – ha spiegato il CEO di Shiseido Masahiko Uotani – e vorremmo aumentare l’export facendo crescere, allo stesso tempo, il nostro mercato locale perché la divisione a metà dei ricavi ci soddisfa. In termini di redditività, il piano Vision 2020 prevede un utile operativo superiore al 12% del fatturato, pur aumentando molto gli investimenti in comunicazione, che passeranno dall’attuale 22% al 27%, e persino in innovazione. Alla fine del 2018 apriremo un nuovo, gigantesco, centro di ricerca&sviluppo alle porte di Tokyo, in cui abbiamo investito 400 milioni di euro: sarà il più grande al mondo nel settore della cosmesi e sarà anche il primo caso di laboratorio trasparente. Chiunque potrà visitarlo e capire come lavoriamo e quali sono i nostri valori”.
USA A SINGHIOZZO
La bellezza procede a doppia marcia alla Borsa di New York dove le società quotate del settore sono la maggiornza della classifica stilata da Pambianco (8). Da sottolineare che tra le principali aziende quotate c’è chi ha avuto ottime performance e chi per contro pesanti cali. Ottimo il 2017 per il titolo Estée Lauder che sul listino è cresciuto del 64,9 per cento. Il gruppo dei cosmetici, come già per l’anno fiscale chiuso al 30 giugno 2017, ha riportato risultati superiori alle previsioni anche nei mesi successivi. “Prevediamo che il notevole slancio costruito nel corso dell’anno fiscale continuerà nel 2018. Siamo ben posizionati per la crescita, facendo leva sul portafoglio di prodotti in tutto il mondo”, ha dichiarato il CEO Fabrizio Freda. L’esercizio fiscale 2016-2017 è terminato il 30 giugno scorso con ricavi in crescita del 5% a 11,82 miliardi di dollari e un utile per azione salito del 13% a 3,35 dollari. Dall’annuncio dei dati, il 18 agosto, il titolo ha continuato a salire e gli analisti sono ottimisti. Tra i migliori anche Nu Skin Enterprises che nel periodo gennaio-dicembre ha guadagnato il 42,7 per cento. “Iniziamo i prossimi 25 anni con un grande slancio – ha sottolineato Truman Hunt, presidente e CEO di Nu Skin – e, in un periodo in cui un numero sempre maggiore di persone è alla ricerca della sicurezza economica, la nostra strategia è quella di fornire un’opportunità commerciale innovativa e affascinante, ponendo una particolare enfasi sulla nostra piattaforma di prodotti anti-età e sul sistema di provvigioni degli Incaricati.Entrando nei prossimi 25 anni, continueremo a essere un esempio di innovazione e integrità, definendo gli standard che gli altri dovranno seguire e manifestando al contempo la nostra differenza tramite i nostri collaboratori, i nostri prodotti e la nostra cultura”. Male il titolo Avon Products che, dopo essere stato il top performer dei listini nel 2016 con un +90,9%, dall’inizio dell’anno, ha perso a Wall Street il 59,4% passando da 5,30 a 2,15 dollari per azione. Avon sta attuando un profondo cambiamento sul posizionamento dei prodotti. Inoltre, la multinazionale Usa ha previsto risultati per l’intero anno al di sotto delle stime precedenti, e non ha dato nessun dettaglio sul nuovo outlook. L’amministratore delegato Sheri McCoy ha sottolineato che “servirà del tempo per vedere i benefici delle iniziative in un mercato altamente competitivo”. Soffre anche Revlon con il titolo in discesa libera a Wall Street che ha perso nei dodici mesi il 29,2 per cento. “Anche se continuiamo a generare una forte crescita delle vendite a livello internazionale per i nostri core brand – ha dichiarato Fabian Garcia, presidente e CEO di Revlon – i risultati complessivi continuano a essere influenzati dalla performance deludente negli Stati Uniti”. Il gruppo newyorchese di cosmetici punta a raggiungere i 5 miliardi di dollari di fatturato entro i prossimi cinque anni grazie alla rivitalizzazione dei propri brand in portafoglio, tra cui la neo-acquisita Elizabeth Arden, che genera circa 3 miliardi di vendite. “I marchi non invecchiano, ma il marketing diventa pigro – ha aggiunto Garcia – e invece di spendere per comprare nuovi marchi a prezzi esorbitanti, abbiamo bisogno di spendere quei soldi per ricostruire e rivitalizzare i nostri marchi”. Insomma, Revlon andrà in senso opposto a quello dei suoi concorrenti che stanno comprando marchi indipendenti per guidare la crescita e attrarre i Millennials.
di Chiara Dainese