Farmaceutici Dottor Ciccarelli è al secondo step nel suo processo di rilancio: dopo aver rinnovato tutta la linea dell’igiene orale a marchio Pasta del Capitano, è ora la volta di Cera di Cupra, brand storico di skincare che ha fatturato nel 2016 oltre 10 milioni di euro, e punta quest’anno a una crescita double digit, sostenuta appunto dal rilancio del brand. Il ‘restyling’ del marchio si sviluppa sia a livello formulativo sia a livello di immagine, e questo dovrebbe portare negli obiettivi dell’azienda a un aumento della quota di mercato in Italia e all’estero. A oggi Cera di Cupra occupa una quota a volume del 13% nel settore creme viso in Italia (dati Iri sull’anno mobile) con una distribuzione nei canali mass market e farmaceutico/parafarmaceutico. “In particolare le vendite nei drug funzionano molto bene – ha osservato Stefano Leonangeli, direttore generale Farmaceutici Dottor Ciccarelli – e infatti il 35% del fatturato viene realizzato in questo canale. Nelle insegne Acqua & Sapone e Tigotà siamo leader nelle vendite a volume”. Tornando al rinnovamento di Cera di Cupra, sono state elaborate nuove formulazioni attente ai bisogni delle donne di oggi, che si affiancano ai prodotti storici, e per tutte le linee sono stati progettati un nuovo logo, moderno e chiaro, e un packaging prestigioso e gratificante. Il marchio si compone oggi di tre linee: Ricetta di Bellezza, per donne dai 35 anni in su che cercano una crema nutriente; Idratante, per le consumatrici giovani, con azione antipollution; Anti-Age, con una funzionalità tecnologica e molto performante.
Per quanto riguarda l’azienda nel suo complesso, il bilancio di fine 2016 ha chiuso con ricavi a 30 milioni di euro e le previsioni di fatturato per il 2017 sono attorno a 35 milioni di euro. “A fine maggio – ha aggiunto Leonangeli – le vendite sono avanzate del 16% in Italia e del 19% all’estero”. Il manager ha sottolineato l’importanza di produrre totalmente in Italia, con laboratori di ricerca e sviluppo a Milano che progettano le nuove formulazioni, elemento differenziante in un mercato dominato da multinazionali che spesso producono skincare all’estero.