Il presidente di Alfaparf. Ha creato una multinazionale partendo da un garage. è convinto che si “debba approfittare delle opportunità”. ma ammette: “Non so se sia meglio gestire un patrimonio o un’azienda in mano ad altri”.
“Non è cosa facile doverci sempre mettere a confronto e giocare la stessa partita dei grandi colossi come Wella e i brand di L’Oréal che hanno in mano circa il 50% del mercato dell’haircare professionale”. Roberto Franchina presidente di Alfaparf Group multinazionale italiana di Osio Sotto che opera nella cura del capello e del corpo integrando ricerca, produzione e distribuzione e che quest’anno ha generato un fatturato 2016 di 235,2 milioni di euro, che al netto dell’effetto della svalutazione dei cambi sarebbero stati circa 261 milioni e una marginalità superiore al 20 per cento.
Quali sono le strategie per continuare a crescere?
L’attenzione si è concentrata sulla diversificazione della presenza e dell’offerta internazionale, sull’innovazione del portafoglio prodotti e sull’ottimizzazione della gestione, sia sul fronte commerciale che su quello produttivo. Siamo cresciuti nonostante le numerose criticità dello scenario di riferimento e l’andamento negativo delle economie di alcuni Paesi latino americani come Brasile, Venezuela e Argentina, strategici per il Gruppo, ha avuto riflessi negativi rilevanti sui cambi penalizzando il dato di fatturato in euro.
Quali sono i principali mercati?
Sicuramente l’Italia, gli Usa e l’America Latina (Venezuela, Ecuador, Messico, Brasile, Argentina) dove con circa il 60% del fatturato siamo uno dei leader nel segmento dei capelli. Per il 2017 proseguiremo la nostra strategia di crescita, tanto sui mercati europei, quanto su quelli americani e asiatici.
L’estero è stato il segreto dello sviluppo di Alfaparf Group?
Abbiamo oggi cinque stabilimenti produttivi in Italia, Brasile, Messico, Venezuela e Argentina e prodotti e servizi distribuiti in oltre 80 Paesi attraverso una rete di 21 filiali e 150 distributori. lavoriamo costantemente sull’estero su cui spingeremo sempre l’acceleratore per continuare a crescere.
Come vede il futuro?
Per continuare a crescere abbiamo sicuramente necessità di capitali che però facciamo fatica a ricevere dalle banche anche a causa della nostra dimensione: siamo relativamente piccoli ma giochiamo la partita sullo stesso campo dei super big e questo purtroppo non ci aiuta. Già da un paio d’anni stiamo razionalizzando i processi per non farci trovare impreparati e pronti per fare qualcosa al momento opportuno. Ancora non so bene se sia meglio gestire un patrimonio o un’azienda in mano ad un nuovo proprietario. Il tempo ce lo dirà!
di Chiara Dainese