Il mercato mondiale della cosmetica continua nel suo costante percorso di crescita, raggiungendo nel 2016 un valore stimato di 205 miliardi di euro. Al suo interno, i segmenti legati al mondo del make up, skincare e fragranze mostrano i tassi di crescita maggiormente elevati. “I trend del mercato della cosmetica – ha dichiarato a Pambianco Tv a Roberto Bonacina partner e lead advisory TAS di EY – sono oggi innovazione, qualità del prodotto, naturalità e molto digitale che sta diventando sempre di più un elemento di vendita, contaminazione e coinvolgimento per il consumatore”. Nella sua presentazione durante il 1° Summit organizzato da Pambianco Beauty in collaborazione con EY, presso la sede di Borsa Italiana, Bonacina ha sottolineato anche come il comparto in Italia risulta, oggi, ancora frammentato e composto da aziende di dimensioni relativamente piccole, spesso con marchi e format retail di primario interesse: le prime 20 società rappresentano circa il 33% del mercato con marginalità mediamente pari al 12,6%, sebbene presenti marchi di nicchia. “La sfida più importante – ha proseguito il manager – soprattutto per le aziende italiane, è quella dell’internazionalizzazione. Infatti l’industria italiana della cosmetica oggi produce ottimi prodotti, ed è un vero e proprio distretto che genera quasi il 60% dei prodotti di marca. Ma il prodotto da solo non basta. E’ necessario oggi innovare, supportare i marchi, raggiungere i consumatori più lontani, fare investimenti, dare spazio alla ricerca e fare rotazione di figure manageriali di talento”.
In questo quadro, si inseriscono le numerose acquisizioni fatte negli ultimi anni. Fra i driver principali che spingono i grandi player mondiali ad ampliare e integrare i propri portafogli di marchi ci sono la volontà di diversificare l’offerta con marchi, spesso con marchi di nicchia e format retail di primario interesse che le rendono estremamente interessanti agli occhi dei grandi Gruppi internazionali e della finanza. “Ci sono state in passato acquisizioni guidate da operatori strategici, ma ce ne saranno anche di più in futuro proprio perché in Italia il settore è frammentato e gli investitori finanziari guardano con estremo interesse alle aziende sia per la loro propensione alla crescita, che per i margini che esprimono oggi”, ha concluso Bonacina.
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