Sommando i consumi di bellezza in Italia che hanno superato 9,7 miliardi di euro nel 2015 e i servizi dei canali professionali che hanno fatturato 7,3 miliardi di euro, ovvero con un totale di 17 miliardi di euro, la cosmetica rappresenta quasi l’1% del Pil nazionale. Tra vendita di prodotti e servizi, questo settore è uno dei pilastri dell’economia italiana. È quanto ha dichiarato Cristina Scocchia, AD di L’Oréal Italia, durante la presentazione dei dati dell’Osservatorio 2016 sulla bellezza professionale. “Ma il dato che mi sta più a cuore – ha sottolineato la manager – sono i 250mila addetti del settore a cui viene dato lavoro in Italia da 180mila aziende cosmetiche. Di queste, 90mila sono acconciatori. Aggiungendo a quest’ultimo canale 5mila erboristerie, 5mila profumerie selettive, 23mila farmacie e parafarmacie, 33.500 nail bar, 2.500 spa, si copre il 4,5% delle pmi italiane”. Scocchia ha continuato sottolineando la leadership di L’Oréal Italia, che conta 32 marchi e impiega 2mila persone, e ha archiviato il 2015 con una crescita del 4,2%: “Questa progressione – ha concluso – è il risultato di una semplificazione delle strutture per liberare risorse da investire, ma è anche della forte spinta sul digitale. Abbiamo quadruplicato gli investimenti digital, passando da una quota del 5% della spesa pubblicitaria al 20 per cento. Non si tratta solo di un budget destinato alla comunicazione, ma anche alla creazione di esperienze e servizi online per dare un valore aggiunto ai nostri prodotti”. Allargando lo sguardo al Gruppo L’Oréal, Antonio Martinez-Rumbo, DG di L’Oréal Italia Prodotti Professionali, ha sottolineato che il colosso mondiale del beauty è soprattutto un’azienda di ricerca, perché destina il 3,4% del fatturato a questo scopo. E ha aggiunto: “Il nostro secondo competitor mondiale ne spende solo la metà”.
Nel corso dell’evento, è stata presentata l’indagine Eumetra Monterosa, che ha analizzato il percepito degli italiani nei confronti della professione del parrucchiere e anche le opinioni degli acconciatori. In particolare, questi ultimi ritengono che i supporti digitali aiutino nella relazione con il cliente, ma solo 2 su 3 li usano, e il servizio di prenotazione online è stato introdotto solo dal 17% dei saloni in Italia.