Il 65% dei rossetti che fanno il giro del mondo nascono nel distretto lombardo. In particolare, il fatturato delle aziende cremasche cresce del 23% anno su anno. Una ricchezza per il territorio, con forti ricadute occupazionali.
Crema, Bergamo, Agrate Brianza e Milano. Ecco il distretto del trucco, dove si concentra la gran parte dei terzisti italiani di make-up. Leader indiscusso è Intercos che ha sede ad Agrate Brianza, e che, con i suoi 409 milioni di euro di fatturato nel 2015, è l’apripista del settore (vedi intervista nelle pagine seguenti). Storicamente, però, le prime realtà che producevano trucchi per aziende titolari di brand sono sorte nel cremasco, territorio che via via ha visto nascere nuove imprese, fino a diventare oggi l’area per eccellenza del make-up. Secondo Romualdo Priore, direttore marketing strategico di Chromavis, il fatturato del distretto cremasco è cresciuto, dal 2014 a oggi, del 23% anno su anno. E infatti è aumentata la quota del make-up italiano nel mondo: oggi il 65% dei trucchi commercializzati a livello internazionale porta la bandiera tricolore. “Il motivo è che la manopera nella nostra zona è molto specializzata – racconta Renato Ancorotti, presidente di Ancorotti Cosmetics – e questa specializzazione è riconosciuta nel mondo. Il made in Italy, e soprattutto quello prodotto nel cremasco, è garanzia di accuratezza produttiva ma anche di creatività”. La maestria industriale si accompagna dunque all’ingegno. Lo conferma Priore: “La nostra azienda è tra i primi tre produttori al mondo di materie prime per smalti, grazie anche all’acquisizione della francese Durlin. Ma il motivo principale è legato al fatto che svolgiamo tanta attività di ricerca, con investimenti che superano il 3% sul fatturato. Sviluppiamo i trend in anticipo di almeno tre anni, e questo ci rende partner credibili e innovatori”.
RICADUTA SUL TERRITORIO
I produttori di make-up sono sostanzialmente aziende chimiche, e potrebbe sorgere il dubbio che, come a volte capita per questa tipologia di imprese, ci possa essere il rischio di tossicità ambientale. “Assolutamente no – asserisce Ancorotti – perché utilizziamo soprattutto materie prime inerti, che non hanno impatto sul territorio, e siamo anche certificati con le normative Iso che riguardano l’ambiente e la sicurezza sul lavoro”. Se c’è una ricaduta sul territorio, affermano i terzisti del make-up, riguarda la creazione di nuovi posti di lavoro. Ancorotti, ad esempio. ha assunto 40 dipendenti quest’anno, e già ne aveva introdotti 65 l’anno precedente. Anche nel mondo dei profumi, che non dispone di un distretto vero e proprio ma che concentra alcune imprese proprio sotto il ‘quadrilatero’ del make-up, cioè nella provincia di Lodi, c’è stata quest’anno una forte ricaduta occupazionale. Icr – Industrie Cosmetiche Riunite ha ampliato di 10mila metri quadrati lo stabilimento produttivo, arrivando ad assumere 200 persone, per un totale di 600 unità, tra dipendenti diretti e indotto. “L’attenzione al territorio per noi è la priorità – sottolinea Ambra Martone, consigliere di Icr – e infatti abbiamo installato un depuratore interno e collaboriamo con tutti gli enti territoriali”.
di Vanna Assumma