Il progetto che cambierà volto alla Limoni ha avuto l' ok di tutti. Dagli azionisti De Agostini, Gianfilippo Cuneo e Piofrancesco Borghetti, presidente e fondatore della catena di profumerie. Fino a Banca Intesa, Interbanca e Isabella Seragnoli, soci finanziari che hanno scommesso fin dagli esordi sull' azienda bolognese che ha 305 negozi con 312 milioni di ricavi nel budget 2005.
Quindi è scattato il riassetto che mira a due obiettivi: rifinanziare il debito della catena societaria e portare tutti i soci allo stesso livello di holding. Primo passo è stata un' assemblea in Lussemburgo per deliberare il trasferimento in Italia di Limoni holding, che controlla il 71% dell' operativa Limoni spa (schema in basso) ed è posseduta da Essence (De Agostini), Farfinance (Cuneo più la stessa Dea) ed Eam (Borghetti). Poi la Limoni holding diventata made in Italy ha filiato una newco, Limoni holding due, che attingerà a nuovi finanziamenti erogati da Intesa e Interbanca e userà la provvista per comprare la catena di profumerie.
L' incasso entrerà nella vecchia Limoni holding (ha in carico l' azienda di Bologna per 153 milioni) che rimborserà i debiti con Intesa (100 milioni) e un prestito soci De Agostini (23). Ultima tappa sarà una fusione a canocchiale che porterà anche i soci diretti della Limoni (Seragnoli 8,36%, Intesa 8%, Interbanca 9,43%) al livello della nuova holding. Tutti beneficeranno così dello stesso grado di leva sull' investimento. Il rileverage è stato deciso dopo che a marzo i soci avevano dato lo stop alla vendita (candidati a comprare erano Clessidra, SocGen e altri) e sottoscritto un patto di convivenza per altri tre anni.
Estratto da Il Mondo del 18/08/05 a cura di Pambianconews