L’analisi dei bilanci dell’industria della bellezza, effettuata da Cosmetica Italia su 535 imprese italiane aventi la produzione cosmetica come attività prevalente, spiega perché questo comparto sia sempre più oggetto di attenzione da parte degli operatori finanziari. L’analisi è stata presentata nel corso della conferenza che ha comunicato i dati congiunturali del settore da Gian Andrea Positano, responsabile Centro Studi dell’associazione: “L’evoluzione più importante riguarda il risultato prima delle imposte, che passa da un ebitda margin del 7,7% nel 2008 al 13% sul fatturato nel 2016”. Positano ha illustrato come il fatturato medio del campione di imprese analizzato sia pari a 33 milioni di euro nel 2016, un valore che sostanzialmente si avvicina al dato pre-crisi, infatti nel 2008 queste imprese fatturavano in media 34 milioni di euro. Andando nello specifico della struttura patrimoniale dell’industria cosmetica, sono cresciute le immobilizzazioni (sia materiali sia immateriali), passando dal 37% nel 2008 al 45% nel 2016, mentre aumenta il patrimonio netto inscritto nelle passività di bilancio, passando da 38% nel 2008 a 53% nel 2016. “L’aumento dell’indebitamento – ha spiegato Positano – non è da leggere con un’accezione negativa, poiché si tratta di finanziamenti a medio-lungo termine per gli investimenti fissi”.
L’analisi evidenzia anche come le grandi imprese italiane siano quelle ad avere registrato la crescita di fatturato maggiore (+40%) dal periodo pre-crisi, ovvero dal 2008, fino al 2016, mentre le medio-piccole imprese tricolori risultano avere maggiore redditività con un ebitda margin che passa dal 9% nel 2008 all’11% nel 2016.