Lo studio pambianco sui fatturati delle principali RETI e negozi indipendenti mostra gli andamenti migliori per le realtà territoriali . il comparto fa fatica a competere con i nuovi canali di vendita come l’e-commerce.
Andamenti a intermittenza per le principali profumerie italiane. Sarà colpa del mercato interno che stenta a ripartire, sarà forse per il cambiamento delle abitudini di acquisto dei consumatori, che oggi si rivolgono sempre più ad internet per i loro acquisti di bellezza, ma una cosa è certa: le profumerie made in Italy devono ‘svecchiarsi’ e per ritrovare la leadership ‘persa’ devono puntare a nuove strategie più competitive e digitalizzate. Tra l’altro, a conferma di ciò, secondo i dati di Cosmetica Italia, anche nel primo semestre del 2015 viene registrata un’ulteriore contrazione, con un divario sempre più marcato tra staticità delle profumerie tradizionali e dinamiche di successo delle catene organizzate (in particolare a livello regionale) e delle piccole realtà distributive. Tutto ciò porterà il valore a fine esercizio a circa 2,05 miliardi di euro (-1%). Questa flessione non è omogenea all’interno del canale, e ciò indica come alcune realtà distributive di questo specifico comparto, sanno meglio intercettare la domanda dei consumatori di riferimento rispetto ad altre. L’eterogeneità emerge nell’analisi condotta da Pambianco Strategie di Impresa sui fatturati delle principali catene e delle profumerie indipendenti. La ricerca, dove sono stati esclusi i department store e i consorzi, evidenzia che le catene considerate (15 in totale), hanno registrato complessivamente nel 2014 un fatturato di 859,7 milioni di euro, in calo dello 0,5% rispetto all’anno precedente, ma se si scorporano le realtà regionali e nazionali, vediamo che le prime hanno ottenuto risultati più positivi. Le catene regionali (12) hanno infatti archiviato il 2014 con ricavi pari a 293,7 milioni in crescita del 4,5%, mentre quelle nazionali (3) hanno fatto meno bene, avendo registrato un calo di fatturato del 2,9% a 566 milioni di fatturato. “Le catene regionali vanno meglio di quelle nazionali per una serie di motivi – ha dichiarato David Pambianco, VP di Pambianco Strategie di Impresa -. Innanzi tutto, devono presidiare un territorio più ristretto di una o poche regioni attigue, rispetto a quelle nazionali che si disperdono su tutta la Penisola. In secondo luogo, proprio questa vicinanza a livello regionale porta sia più forza di immagine (conoscenza e fidelizzazione dell’insegna da parte del consumatore) che facilità di spostamenti e di logistica”. Tornando all’analisi, resta in segno positivo anche il risultato dei negozi indipendenti (62) che hanno totalizzato un giro d’affari di 264,5 milioni, in aumento dell’1,7%, con incrementi individuali più sostenuti rispetto alle catene, e in diversi casi a doppia cifra. Dal punto di vista dimensionale, emerge che nessuna di queste realtà indipendenti supera i 20 milioni di euro di ricavi.
CATENE TOP PER GRANDEZZA
Le 3 catene nazionali considerate hanno totalizzato nel 2014 quasi la metà del fatturato dell’intera categoria. Sul primo gradino del podio Llg Leading Luxury Group che ha archiviato lo scorso esercizio con un fatturato di 356 milioni di euro in calo del 3,8 per cento. La crescita è stata trainata da Limoni, prima catena in Italia per market share con 380 negozi, a cui si aggiungono 168 negozi di La Gardenia e 27 punti vendita dell’insegna Beauty Point acquisita lo scorso dicembre. Il gruppo possiede ad oggi anche quattro flagship store con Beauty Lounge (due a Milano e due a Roma). “Questa strategia ci ha permesso di acquisire una quota di mercato del 50% rispetto alle catene e del 21% sul totale mercato – ha sottolineato l’AD Fabio Pampani -. Abbiamo perso qualche punto di fatturato per effetto della focalizzazione sull’alto di gamma e quindi della chiusura a titolo definitivo di 40 negozi che rappresentano il 6,8% della rete. A fine 2014 abbiamo registrato un fatturato di 356 milioni, cioè poco più basso dei 370 milioni del 2013 e questo perché, oltre a vendere prodotti a più esclusivi, abbiamo iniziato a introdurre anche una serie di servizi dedicati alla nostra clientela”. Ha proseguito ancora Pampani: “Questi servizi vanno dalla scuola di make up gratuita, al cambio smalto, al trattamento viso e collo, dal trucco alla consegna dei regali a domicilio sino ai percorsi beauty dove abbiamo predisposto delle vere e proprie Beauty Lounge. E visto che il 10% dei nostri clienti rappresentano per noi il 50% dei ricavi, questa fascia di clientela avrà diritto a questi servizi gratuitamente”. Medaglia d’argento a Profumerie Douglas con ricavi in Italia pari a 145,1 milioni di euro in calo del 2,3 per cento e 134 porte nel 2014. Proseguendo nella classifica, al terzo posto del podio si posiziona Marionnaud con ricavi in leggera crescita (0,8%) a 64,8 milioni di euro e 123 store dislocati principalmente in Lombardia, Toscana e Piemonte.
TOP TEN REGIONALI
Esaminando i risultati delle 12 principali catene regionali per fatturato, solo due hanno concluso l’esercizio fiscale con un decremento delle vendite, tra l’altro a single digit. Per contro, dieci hanno registrato un aumento del fatturato e una di queste a doppia cifra (Estasi). Al vertice della classifica troviamo Gargiulo & Maiello, master franchisor profumeria con la catena Idea Bellezza Grandi Profumerie (56 punti vendita), con un aumento del fatturato del 6,6% a 58 milioni. Al secondo posto si posiziona la catena Esserbella, insegna di proprietà di Esselunga, con un fatturato di 36,3 milioni di euro in crescita dell’1,2 per cento. La classifica prosegue con le profumerie Pinalli che hanno archiviato lo scorso esercizio con un giro d’affari di 32,1 milioni e da oltre 30 anni punto di riferimento in Emilia con 27 negozi, di cui 3 in Liguria, 8 in Lombardia e 1 in Piemonte. “Un abito di sartoria, unico e fatto su misura: questo vuole essere lo shopping da Pinalli – dicono dall’azienda -. Da sempre il nostro obiettivo è infatti, offrire ai clienti il miglior servizio possibile in termini di consulenza, prezzo e qualità”. Segue, al quarto posto, Rossi Profumi che con 26 profumerie, ha registrato una crescita dei ricavi del 5,7% a 24,8 milioni di euro. In quinta posizione si trova Vallesi, i cui ricavi nel 2013 hanno subìto una frenata (-1,4%) a quota 23,8 milioni. Dietro Vallesi, in sesta posizione, c’è la catena di profumerie Unix, che conta 29 profumerie selettive. La catena è leader in Veneto con una quota di mercato pari al 16,6%, e un fatturato a fine 2014 di 22,8 milioni di euro. “Unix conferma il suo andamento positivo, in controtendenza rispetto al mercato ancora in contrazione nel 2014 – ha affermato il presidente Marco Canella -. Alla base ci sono chiari obiettivi di crescita e solide partnership con l’industria che cresce insieme a noi. Ma la nostra capacità attrattiva dipende dalla professionalità e competenza delle nostre consulenti di bellezza, indiscutibile punto di forza dell’azienda, oltre che dalla spinta promozionale che riusciamo a concordare con i fornitori. Nostro obiettivo è quello di confermare anche per il 2015 un +5% di fatturato rispetto al mercato”. Settima in classifica delle top ten Vaccari, realtà nata a Modena e attiva con 36 negozi, che ha chiuso il 2014 con un giro d’affari superiore a 21,9 milioni di euro in calo del 2,2 per cento. In ottava e nona posizione si classificano M&G 1952 e Beautyprof con ricavi in crescita rispettivamente a 18,7 e 17,5 milioni di euro. Chiude la classifica, in decima posizione il Gruppo Muzio che nel 2014 ha registrato un giro d’affari di 17 milioni. CATENE SUL PODIO Considerando le prime cinque catene per crescita percentuale del fatturato, al primo posto si trova Estasi Profumerie con una accelerazione dei ricavi del 43,2% a 10,7 milioni, best performer del 2014. In continua espansione, la società conta oggi 30 punti vendita nelle regioni del centro-sud in Lazio, Umbria, Molise, Abruzzo, Campania, Puglia e Basilicata. Al secondo posto c’è il Gruppo Muzio di Roma che con 32 profumerie ha fatto un balzo in avanti dei ricavi dell’8,3 per cento. Segue Gargiulo & Maiello che cresce del 6,6 per cento. Quarta in classifica Pinalli (+5,8%). Alle spalle, in quinta posizione, si posiziona Rossi Profumi, con un fatturato in salita del 5,7 per cento.
PICCOLE PROFUMERIE CRESCONO
Prendendo in esame i fatturati delle principali profumerie indipendenti, i risultati sono molto eterogenei: cinque hanno concluso il 2014 con un aumento a doppia cifra delle vendite, per contro, altre tre hanno registrato un calo superiore al 4 per cento. Al vertice della classifica per volume di fatturato c’è Thaler che può oggi contare su ricavi pari a 19,9 milioni di euro. Da oltre 60 anni la famiglia Schwienbacher-Kaspareth conduce con successo l’azienda di Bolzano verso traguardi sempre più innovativi, impegnandosi con passione ad offrire il meglio per la bellezza, la salute ed il benessere. Al secondo posto della classifica, c’è la napoletana Fusco Fulvio che registra un fatturato di 13,6 milioni di euro in crescita dell’8,7 rispetto al 2013. Alle spalle di posiziona Laboratorio del Duomo con un giro d’affari di 12,7 milioni in crescita dell’8,1 per cento. Proseguendo nella classifica, si posiziona quarta Le Vanità con ricavi in crescita (18,7%) a 11,4 milioni di euro. “Le linee guida che hanno influenzato la storia ed il conseguente rapido successo della realtà fiorentina La Vanità Profumerie Firenze sono le componenti essenziali del mondo della profumeria e della beautè – ha sottolineato il fondatore Luigi Sabatini -. Dinamismo, funzionalità, eleganza, stile, prestigio e signorilità hanno permesso di trasformare un’idea in qualcosa di molto importante e insostituibile nell’universo della bellezza di Firenze”. Quinto e sesto posto per Sbraccia & C. e Comar Profumerie che hanno totalizzato ricavi in crescita rispettivamente a 10,5 e 9,9 milioni di euro. Segue Calcagni, settima sulla base dei risultati 2014, con un fatturato pari a 9,4 milioni in calo dell’1,6 per cento. “Calcagni profumerie è la risposta migliore per le attuali esigenze della clientela – ha sottolineato Luciano Calcagni -. 700 metri quadrati e più di 20 preparate commesse, a disposizione della clientela, per scegliere tra un’infinità di marche con tempi di attesa pressoché nulli e prezzi competitivi, fanno del punto vendita di via Magenta 29 a Gallarate il modello ideale della nuova profumeria”. In ottava posizione c’è Bontempo Profumi con ricavi che nel 2014 sono saliti del 5% a quota 8,5 milioni. Al nono posto troviamo Aline Firenze, con un fatturato di 8,2 milioni di euro in crescita dello 0,9 per cento. Segue, decima, la milanese A.M.D, fondata da Augusto Mazzolari, che ha registrato un calo del giro d’affari del 3,4% nel 2014 a 7,9 milioni di euro. Mazzolari è leader in Italia nel suo settore e “mantiene forte il mondo delle sue boutique milanesi, distinte per la qualità del servizio ed attenzione del personale altamente specializzato”, come sostiene Mazzolari.
AUMENTI A DOPPIA CIFRA
Considerando i primi cinque per crescita percentuale del fatturato, al primo posto si trova la toscana Kaleya con ricavi in crescita del 61,3% a 2,4 milioni di euro. Lo sviluppo è legato soprattutto all’aumento dei punti vendita e all’apertura della quarta profumeria nel centro storico di Pontassieve. “Inaugurata nel maggio del 2012, è sicuramente la più innovativa delle profumerie Kaleya”, sottolineano dall’azienda. Al secondo posto Marche Profumi di Ancona, in salita del 59,9 per cento. Terza in classifica la romana Nazionale Profumi con una crescita del 48,% a 2,6 milioni di euro. Alle spalle, G.F. Retail in accelerazione del 46,3% a 5,4 milioni di euro. Chiude la lista delle top five Profumeria Bellezza con un aumento del fatturato 2014 del 28,6 per cento. di Chiara Dainese